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Alternativo ma "minimal", ecco il rock dei Sixtynine

La band salernitana dal riarrangiamento delle cover alla composizione di brani propri esportati anche fuori dai confini regionali

Quando, nel 2008, Guido Lettieri e Roberto Marino hanno messo in piedi i Syxtynine non avevano grandi pretese se non quella di divertirsi suonando un repertorio amato da entrambi e riarrangiato secondo il proprio stile: acustico e minimale. I due, rispettivamente voce e chitarra e chitarra solista, hanno iniziato ad addentrarsi timidamente nella scena musicale salernitana fatta di locali e piccoli palchi, su cui salire per proporre cover di band come Incubus, Pearl Jam, Foo Fighters, System of Down, formazioni tutte rappresentative del periodo in cui è fiorito il cosiddetto alternative rock, genere che, a grandi linee, racchiude tutte le influenze sopracitate che hanno segnato l’ultimo ventennio. Ma, come spesso accade, è dalle circostanze fortuite che nascono, con sviluppi inattesi, progetti che nel tempo si rivelano validi. Oggi i salernitani Syxtynine, cui si è aggregato Domenico Pascale alla batteria e al cajon, non suonano più cover ma brani a firma propria che sono “arrivati” negli anni, conseguenza di un affiatamento musicale che ha ispirato la vena compositiva del cantante Guido, che nel 2013, dopo una lunga pausa in cui insieme a Roberto aveva dato vita ad altri progetti musicali, ha imbracciato la chitarra e ha iniziato a scrivere i testi, in inglese, oggi contenuti nel primo Ep “Disappear”.

I "Sixtynine" e il rock alternativo ma "minimal"
Viaggio settimanale alla scoperta delle band e dei musicisti salernitani che propongono progetti originali (intervista di Alessandra De Vita, riprese e montaggio di Fabio Di Donna)

In soli due anni, i Syxtynine hanno vinto un contest – il Why Not contest a cura del Capri Jazz bar – e sono arrivati in finale alle selezioni regionali di Arezzo Wave; si sono inoltre classificati al terzo posto, al contest Prove di rock e continuano a suonare nei locali di tutta la provincia un sound sound che nel mentre si è arricchito di nuove sfaccettature. Negli ultimi mesi ai Syxtynine sono state affidati “open act” importanti tra cui quella di Paolo Benvegnù, al ristorante Modo, lo scorso dicembre.

«Il nostro background – spiega Guido Lettieri – ci ha portato ad essere ciò che siamo. Io ho un gusto più “alternative” mentre Roberto è più vicino al classic metal, dalla fusione è nato un linguaggio “nostro”. Non ci aspettavamo tutto questo che poi è successo, abbiamo iniziato davvero per gioco, l’esigenza della scrittura è venuta fuori da sé; il repertorio che proponevamo all'inizio lo conoscevano davvero in pochi: tanto vale, pensammo, fare cose nostre e farci conoscere per ciò che siamo realmente».

Il progetto ha subìto una lunga pausa in cui i suoi membri si sono riavvicinati al metal, con la formazione dei Bananas From Spaces. «Con il trascorrere degli anni abbiamo sviluppato un approccio più professionale alla nostra musica, lavorando sugli arrangiamenti e sui brani. Dopo aver vinto il primo contest – aggiunge Guido – siamo entrati in studio con una visione diversa».

«Tuttavia – conclude Roberto Marino – la musica prima di tutto è amicizia, se non ci fosse quest’ultima non credo sarebbe nato un disco».