Alla scoperta della chiesa di San Martino a Serre

L’edificio, così come si presenta oggi, è il frutto di una ricostruzione integrale che risale al XVIII secolo

In provincia di Salerno esistono tesori d’arte ancora poco conosciuti, ma che sono significativi per lo studio del patrimonio artistico italiano, anche se ritenuti “minori”. È il caso della chiesa parrocchiale di S. Martino Vescovo a Serre. L’edificio sacro così come si presenta oggi è il frutto di una ricostruzione quasi integrale che fu attuata nel XVIII secolo, al tempo in cui il paese era sotto la giurisdizione ecclesiastica della Diocesi di Capaccio, prima che fosse smembrata nelle due diocesi di Teggiano-Policastro Bussentino e di Vallo della Lucania. Ecclesiasticamente, la Parrocchia di S. Martino Vescovo, come pure Borgo S. Lazzaro-Persano, che è frazione di Serre, appartengono alla Diocesi di Teggiano. La parrocchia e la chiesa di S. Martino sono documentate già nel XIV secolo. Diversi furono i lavori di ristrutturazione dell’edificio sacro nel Settecento. Sono puntualmente documentati in atti notarili conservati presso l’Archivio di Stato di Salerno e ci informano su ciò che fu realizzato. Tra il 1736 e il 1738 fu edificata la nuova sacrestia della chiesa parrocchiale e in particolare, il 20 aprile 1738, fu dato incarico ai maestri falegnami Giovanni Battista Rivelli, Matteo Onesto e Carmine Cuocolo, di Campagna, di realizzare “banconi, stipi e portelle e le cassette dei sacerdoti e tutto ciò necessita”. Un altro documento è un contratto per i lavori di rifacimento della fabbrica della Chiesa di S. Martino e risale al 19 ottobre 1760. Fu stipulato tra il maestro muratore Nicola Celano di Serre e i maestri muratori Tommaso di Rosa e Maurizio Lanzetti di San Severino davanti al notaio Francesco Passannante di Serre. Per i lavori fu svolta una regolare gara di appalto. A vincerla fu il Celano che si avvalse dell’aiuto e collaborazione dei due colleghi di San Severino e delle loro maestranze, specializzate nell’edilizia sacra. Nel documento si parla di “scomogliatura, sfabbricatura, comogliatura e spianamento di detta Chiesa” il che indica un lavoro di rifacimento davvero radicale. Infatti, oggi, la chiesa ha un aspetto settecentesco, a navata unica e con cappelle laterali. I lavori andarono avanti per diversi anni. È invece del 1781 un altro atto notarile, rogato per mano del notaio Giuseppe Cicatelli. In questa occasione si affidarono i lavori a mastro Gennaro Alfieri, di Calvanico, per proseguire l’opera di ricostruzione e portarla a compimento. Successivamente, l’edificio sacro subì un devastante incendio all’alba del 24 ottobre 1822, come ci informa lo storico Giuseppe Melchionda. Esso distrusse gran parte dell’arredo della chiesa. Fortunatamente furono salvate alcune opere che vi erano conservate. Così oggi possiamo ammirare alcune opere d’arte scultorea di età tardo barocca come le statue in legno policromo di San Martino Vescovo, attribuita ora a Giacomo Colombo ora al Di Venuta, il bellissimo tabernacolo eucaristico rinascimentale, in marmo, commissionato dal sacerdote don Pietro de Sarrellis tra il 1524 e il 1529 circa, la statua di S. Pietro in Cattedra, proveniente dalla distrutta chiesa di S. Pietro, opera del 1698, di mano del noto scultore Giacomo Colombo. Altri lavori di restauro dell’edificio sacro furono attuati a metà degli anni Sessanta del secolo scorso. In seguito al terremoto del 23 novembre 1980 la chiesa subì diversi danni. Dal 1987 al 2006 è restata chiusa per lavori durante i quali, purtroppo, è stato distrutto l’altare maggiore settecentesco per mettere in evidenza un coro ligneo addossato alla parete dell’abside. La chiesa è stata riaperta al culto l’11 novembre 2006, a riconsacrarla è stato il vescovo Angelo Spinillo..

Gerardo Pecci

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