Addio al decano dei librai italiani

Mario Guida innovò l’editoria meridionale

di GIANMARIA ROBERTI

Quando nel dicembre di tre anni fa chiuse la libreria di Port’Alba fu un lutto per la cultura napoletana mai del tutto elaborato. E ieri se ne è andato a 85 anni Mario Guida, che trasformò l’omonimo negozio di libri in una delle centrali culturali più dinamiche del meridione.

Nella celebre “Saletta rossa” della libreria (per il colore delle sedie) sono passati Umberto Eco e Giuseppe Ungaretti, Fernanda Pivano e i "beat" americani Allen Ginsberg e Jack Keoruac, ma anche Pier Paolo Pasolini, Edoardo Sanguineti e Alberto Moravia. Sono decine i grandi nomi della scena culturale internazionale ad aver animato, per decenni, i dibattiti all'interno della libreria del centro storico di Napoli, nel 1983 dichiarata "Bene culturale dello Stato". Una storia gloriosa che terminò con una colossale svendita degli oltre 100mila libri negli scaffali, organizzata per ripianare i debiti della società, preludio alla malinconica chiusura.

Un funerale della biblioflia per il quale a nulla valsero le sollecitazioni al ministero dei Beni Culturali dell’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Icona della crisi dell'editoria libraria era divenuto suo malgrado Mario Guida, che da allora si era quasi ritirato a vita privata, ma senza dimenticare la passione di una vita.

Laureato in Giurisprudenza, a lungo presidente dell’Associazione dei librai italiani, Mario era figlio di Alfredo Guida, fondatore della libreria e della casa editrice. Considerato un innovatore, introdusse per primo l'idea di reading letterari e incontri di presentazione di libri, ma si dimostrò capace anche di espandere il marchio di famiglia.

Napoli è arrivata a contare sei librerie Guida, altre sono state aperte in tutti i capoluoghi della regione e anche fuori. A Salerno la sede di corso Garibaldi si è affermata come un ritrovo per tutti gli amanti della lettura, replicando la fortunata formula dei dibattiti culturali. Una vivacità che reca l'imprinting del pensiero liberale, fin dalle origini. Ancora prima di entrare nel campo editoriale, la Guida era attiva dal 1920 come libreria a Port'Alba. Negli anni del fascismo era frequentata da intellettuali antifascisti. Negli anni Sessanta presero «il via – nella “saletta rossa” della libreria Guida – una serie di incontri che la faranno diventare (in un periodo molto buio) il luogo centrale della vita culturale napoletana» scrive lo storico Nicola Tranfaglia, descrivendo gli incontri che richiamavano «una gran folla di intellettuali, soprattutto giovani, molti dei quali diventeranno a loro volta personaggi di primo piano della vita culturale napoletana».

La libreria «fu palcoscenico delle provocazioni dei giovani Edoardo Sanguineti e Umberto Eco e fu teatro dei proclami beat di Allen Ginsberg e Fernanda Pivano». In parallelo, in quegli anni fu riaperta la casa editrice, dopo una serie di traversie che ne avevano comportato la chiusura, pubblicando opere di Eugenio Garin, Bernard Groethuysen.

Negli anni successivi le pubblicazioni dei libri di Umberto Eco, Giuseppe Galasso, Andrea Camilleri e Martin Heidegger. Un intreccio virtuoso, tra libreria e casa editrice, che raggiunse l'apice tra gli anni '70 e '90. Nel dicembre del '92, dopo due anni di ristrutturazione senza, però, un solo giorno di chiusura, l'inaugurazione della nuova sede completamente rinnovata. Con i suoi 1800 metri quadrati, su 5 livelli, per 8 Km di scaffalature, la "Saletta rossa" Guida era la terza libreria più grande d'Italia. Dopo lo splendore di fine secolo, inizia però un lento declino. E con la morte di Mario Guida si è chiusa davvero un’epoca gloriosa per l’editoria del Mezzogiorno. I funerali si svolgeranno oggi, alle ore 11.30, nella chiesa dell’Arciconfraternita dei Pellegrini a Montesanto di Napoli.

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