l’esposizione

A Palazzo Fruscione i ritratti “sonori” di Tullio Pericoli

di LUCIA D’AGOSTINO Metti un pittore e disegnatore, Tullio Pericoli, tra i più raffinati e apprezzati in Italia che del ritratto ha fatto una sua cifra di stile tracciando di ogni volto scelto,...

di LUCIA D’AGOSTINO

Metti un pittore e disegnatore, Tullio Pericoli, tra i più raffinati e apprezzati in Italia che del ritratto ha fatto una sua cifra di stile tracciando di ogni volto scelto, attraverso matite e pennelli, una storia dell’anima, e un attore tra i più amati del cinema e del teatro nostrano, Toni Servillo, che della sua espressività facciale, anche nel completo immobilismo, ha fatto una tela su cui di volta in volta, tra le pieghe sfaccettate del viso, emergono personaggi diversi e indimenticabili.

Dal loro incontro è nato un libro singolare, “Piccolo teatro” (Adelphi), in cui Pericoli ritrae la faccia di Servillo mentre recita testi di autori napoletani, in particolare la poesia di Mimmo Borrelli “Napule”, come un palazzo in cui di volta in volta ogni parola, frase, è un’impalcatura che viene costruita e abbattuta per lasciare spazio ad una architettura del volto che ritorna la stessa, eppure diversa.

Alcuni di questi straordinari disegni, trentasette, saranno in mostra a partire da stamattina alle ore 11, e per tutta la durata del festival Salerno Letteratura fino al 26 giugno, a Palazzo Fruscione: un itinerario sorprendente, “ritratti sonori” li definisce Pericoli, in cui la voce, i versi si trasformano in linee deformate e incisive che segnano l’espressione di Servillo mentre legge “Napule”, versi impetuosi, corrosivi, tormentati, onomatopeici e sanguigni attraverso cui l’autore esprime una napoletanità viscerale e profonda, una cultura della parola e dei modi di dire che ha fatto della napoletana una vera e propria lingua a parte, un mondo autonomo e retto da regole autoctone indistruttibili (… Napule astipate./ Napule ammuntunate./ Napule rebazzate./ Napule struprate. …).

Una lingua “jazz”, se così si può definire, se è vero che Pericoli nel cogliere la mimica facciale di Servillo mentre ne riproduce i suoni fa quello che Matteo Codignola, nella postfazione al libro, definisce la definizione dell’improvvisazione secondo Miles Davis: quando è buona, la prima versione di un pezzo, è sempre la migliore.

In un’altra sala, sempre a Palazzo Fruscione negli stessi giorni, sarà visibile l’installazione dal titolo “Anima Madre” di Mimmo Jodice, uno dei più grandi fotografi italiani che della sperimentazione ha fatto la sua cifra estetica e del paesaggio urbano e dell’architettura ha colto una visione trasversale e innovativa.

Del mito del Mediterraneo, poi, ha intrapreso una lunga ricerca a partire dal 1985 da cui è scaturito un libro, “Mediterraneo appunto, e di questo viaggio, attraverso reperti archeologici emersi dal mare o erosi dal tempo, sono state selezionate 23 fotografie che verranno proiettate in un video-loop di dieci minuti in cui si alternano le immagini e i versi di Eugenio Mazzarella, la cui raccolta dà il titolo all’installazione, accompagnati dalla voce recitante di Enzo Salomone e in sottofondo la musica, “Alina”, del compositore estone Arvo Pärt.

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