MUSICA

99 Posse, trent’anni controcorrente

La storica band napoletana torna con “Comanda la gang”

I99 Posse, tra i maggiori esponenti della musica napoletana, specchio e megafono di un’intera generazione, sono tornati a presentare agli ascoltatori, che non li hanno mai abbandonati, nuova musica. “Comanda la gang”, il nuovo singolo, è stato rilasciato sulle piattaforme di streaming e sugli store digitali lo scorso 2 aprile, ed arriva in concomitanza con il trentesimo anniversario dalla nascita di questo storico gruppo, composto da ‘O Zulù (Luca Persico, voce), Marco Messina (campionatore e Dub Master), JRM (Massimo Jovine, basso) e Sacha Ricci (tastiere). Un ritorno molto atteso, che non ha mancato di far discutere alcuni esponenti politici per una copertina che, di certo, non passa inosservata. A raccontare questo approdo sulle scene di una nuova canzone, e non soltanto, è uno dei membri che, fin dal giorno uno dei 99 Posse, ha scritto pagine indimenticabili della storia della nostra musica, Kaya Pezz8, alias di Marco Messina.

“Comanda la gang” è il titolo del nuovo singolo, com’è nato?

Ci trovavamo in studio per lavorare a delle cose nuove. Già quando si parlava del “Conte Ter” s’è iniziato a discutere di scrivere qualcosa, poi è arrivato Draghi con il “tutti insieme appassionatamente” ed è venuto spontaneo parlarne in un pezzo.

La copertina del singolo, sin dalla vigilia dell’uscita, ha fatto discutere non poco, cosa ne pensa?

Francamente credo sia un “non problema”. Ci sono dei politici che pure di essere perennemente in campagna elettorale e far rumore sui social, fagocitano un po’ tutto. Ad esempio, abbiamo visto durante la pandemia Salvini, come partito nella Regione Veneto, fare lockdown come in tutto il mondo, mentre in opposizione al governo s’è detto contrario ai lockdown. Quindi se anche un tema così serio come quello della pandemia è stato usato per fare propaganda politica, mi sembra il minimo che venga fatta anche sulla copertina di un disco.

Cinque anni fa l’uscita del vostro ultimo disco, e adesso siete al lavoro su nuovi brani. Cosa potranno aspettarsi i fan?

Da qualche mese siamo al lavoro su nuove canzoni. Al momento pensiamo di pubblicare soltanto dei singoli, poi magari li raccoglieremo in un album, al momento non lo so. Oggi, dove la musica si ascolta online, le playlist hanno sostituito l’album. Credo che adesso fare un album abbia senso se si stia lavorando a un “concept album”, con una storia che viene poi raccontata attraverso dieci canzoni. Si può decidere di racchiudere delle tracce in un cd, ma trovo quel supporto davvero triste, uno strumento più che altro. Fortunatamente c’è un ritorno del vinile, che ha tutt’altro fascino.

Si è detto, in vista di questo ritorno dei 99 Posse, di non parlare di “tributo al passato” ma di una vera e propria rinascita...

Noi un tributo al passato l’abbiamo già fatto qualche anno fa in occasione del ventennale di “Curre curre guagliò”, ma noi avevamo l’esigenza di dire cose nuove. È impossibile che un artista non si evolva, al massimo può involvere. Di certo cambiano le esperienze che fai, il modo di vivere le cose, l’approccio allo strumento, i gusti. Un lavoro guarda in sempre avanti.

Guardando alle nuove scene e ai nuovi artisti, crede che la “musica di denuncia” esista ancora?

Fin dai tempi del liceo sono un sostenitore del concetto “corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria. Credo che ci siano delle cose che ciclicamente tornano. Probabilmente negli anni Ottanta mi sarebbe stata posta una domanda del genere in riferimento alla musica degli anni Settanta, poi sono arrivati gli anni Novanta con i 99 Posse e tanti altri artisti che facevano, più che musica di denuncia, anche politica con la musica. Credo che questa cosa esista con un altro linguaggio e soprattutto in ordine sparso. Quando un’artista come Elodie fa un intervento giustissimo sulla legge contro l’omofobia, lei agisce come singola, e tante altre persone avranno condiviso il suo pensiero. Negli anni Novanta invece si dicevano delle cose che erano anche espressione di un movimento politico. Ora ci si muove in ordine sparso perché un forte movimento politico non c’è. Da qui l’esempio sugli anni Ottanta, questo periodo mi ricorda quello di quegli anni. Fedez e Chiara Ferragni utilizzano i propri mezzi per fare politica. Su alcune cose posso essere d’accordo, su altre no, però tanto di cappello per qualcuno che esce fuori dal coro. Purtroppo sembra diventata una brutta parola la politica, quando invece trovo sia una cosa bellissima.

Andrea Picariello