Zona industriale Asi non è competente per l’ok alle varianti 

Battipaglia, la sentenza del Tar dà torto ai ricorrenti Il capannone costruito dalla Plasticart non si tocca

wBATTIPAGLIA. Il Consorzio Asi non ha voce in capitolo sulle varianti in zona industriale richieste all’indomani del recesso. Neppure se, ad espropriare le aree a beneficio dell’azienda, è stato proprio il Consorzio, e neanche se i lavori sono iniziati prima del 2011. Vien fuori da un recente pronunciamento dei giudici del Tar, che in una sentenza del 4 luglio hanno parlato anche dell’argomento del momento: i rapporti tra il Comune e il Consorzio Asi.
La sentenza non riguarda direttamente le vicende amministrative che portarono alla fuoriuscita comunale dall’Ente di viale Verdi: si tratta di un ricorso proposto da alcuni proprietari di immobili e terreni in zona industriale, difesi da Ferdinando Belmonte, contro il Comune di Battipaglia e il Consorzio di Bonifica Destra Sele, rappresentati rispettivamente dal dirigente dell’avvocatura municipale Giuseppe Lullo e da Dario Avagliano. I ricorrenti avevano tirato in ballo pure la Regione Campania, i Vigili del Fuoco, il Consorzio Asi e il presidio della Protezione civile del Genio civile di Salerno, ma nessuno di questi enti s’è costituito in giudizio.
Nel mirino, la Plasticart srl, difesa da Sara Di Cunzolo, proprietaria di un capannone in area industriale, in un lotto espropriato a suo vantaggio dal Consorzio nel 2007: i privati denunciavano alcune irregolarità, in particolare per quel che riguarda la realizzazione della strada di collegamento all’opificio per la lavorazione della carta e i volumi edilizi, e chiedevano l’annullamento del titolo edilizio rilasciato alla società nel 2010, della variante concessa nel 2014 e di tutti gli atti connessi, nonché la condanna alla restituito in integrum della costruzione. Il ricorso è stato dichiarato improcedibile.
Eppure c’è un pronunciamento dei giudici che può divenire un tassello importante nell’eterno contenzioso che contrappone Comune e Asi dal dì del recesso, deliberato nel 2011 dai consiglieri comunali guidati dall’allora sindaco Giovanni Santomauro. I ricorrenti, tra le altre cose, lamentano il rilascio, da parte del Comune, nel 2014, di un titolo in variante per ampliare l’insediamento industriale, denunciando la mancata acquisizione preventiva del nulla osta del Consorzio. E i giudici, che hanno nominato un ctu, l'ingegner Massimo Somma, s’appellano alla decisione del Consiglio di Stato del 9 settembre 2014, e dichiarano: «Poiché l'istanza di rilascio del titolo in variante è stata presentata dalla parte controinteressata il 9 luglio 2013, è evidente la sua estraneità rationem temporis al regime autorizzatorio consortile».
Il Consorzio Asi, in sostanza, non avrebbe poteri sui titoli richiesti al Comune dopo la delibera di recesso. Parole significative, visto che il Suap municipale non rilascia alcuna licenza da sette mesi a questa parte, in attesa della sentenza sul caso “Agrifina”, l’azienda che vuole insediarsi nell’area ex Interporto e che farà valere le sue ragioni durante l’udienza in Consiglio di Stato, fissata per il prossimo 28 settembre.
Carmine Landi
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