Welfare, il Governo taglia i fondi

Stati generali dei servizi sociali convocati dalla Fortini. De Luca: garantire standard minimi di civiltà

Si scrive welfare e si legge tagli, anche in Campania. Quest’anno la scure del Governo impone alle Regioni una riduzione del 70% del fondo per le politiche sociali. Da questi numeri a Napoli parte ieri Primavera del Welfare, la due giorni di Stati generali dei servizi sociali. L’assessore regionale Lucia Fortini lascia la porta aperta al negoziato con Palazzo Chigi: «Venerdì il ministro Poletti ha incontrato il coordinatore degli assessori regionali per cercare una soluzione amministrativa alternativa: si è immaginato un percorso per trasferire i fondi direttamente agli ambiti territoriali». Proprio negli ambiti territoriali, gli elementi strutturali del sistema integrato di interventi e servizi sociali a rete, si registrano note positive dalla provincia di Salerno. «Oggi le nostre criticità sono nella veste giuridica degli ambiti territoriali. Nel Salernitano – spiega Fortini – molti ambiti territoriali si stanno costituendo come aziende speciali consortili (consorzi tra enti per costituire altri enti strumentali ai servizi da erogare, ndr). Rispetto ad altre province si stanno muovendo in maniera molto più rapida. Superando questa criticità in tale modo, si potrà sia portare stabilità alle persone che lavorano nel sistema dei servizi sociali che aumentare il livelli dei servizi per le persone».

La Regione cerca di costruire un percorso partecipato nell’organizzazione del welfare. In questa due giorni sono allestiti 12 tavoli tematici con tutti i protagonisti del settore a dare un contributo di idee. «I tavoli non sono esaustivi – dice l’assessore Fortini – ma potranno cambiare la loro missione. Vorrei che i tavoli diventassero permanenti così come gli Stati generali, accompagnando la nostra programmazione nel corso della legislatura». Il presidente Vincenzo De Luca, che oggi chiude la manifestazione, a margine dei lavori parla di «una idea chiave» in materia. «Così come quando in una città si trasforma il piano regolatore prevedendo degli standard urbanistici – spiega il presidente della Regione - dobbiamo lavorare per adottare standard minimi di civiltà, che significa garantire servizi sociali indispensabili oltre i quali non si può scendere».

De Luca cita alcune delle emergenze, da quella «dei senza lavoro» a «quel 15% di persone povere che non si curano più per questioni di reddito», per finire «al disagio mentale, all’alcolismo anche tra i giovanissimi, alla ludopatia». Nuove e vecchie patologie che penalizzano la Campania nel riparto del fondo nazionale sanitario, legato all’età anagrafica della popolazione. «Non è automatico – si lamenta De Luca – il fatto che essere la regione più giovane significhi anche la più sana d’Italia, è esattamente il contrario per tanti versi. Tra le fasce più giovani ci sono problemi che magari qualche anno fa non c’erano, penso ai disturbi alimentari o ad altre dipendenze come quella dall’alcol». E il governatore lancia una proposta: «Destiniamo le produzioni agricole nelle aree demaniali, ma garantiamo la priorità nell’assistenza alle famiglie dei disabili, riservando alle politiche sociali aree, edifici e spazi già destinati».

Gianmaria Roberti

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