Voto di scambio, vescovo e sindaco testi in aula 

Al centro del processo c’è anche la realizzazione del centro accoglienza-mensa della diocesi di Nocera-Sarno

Il gotha della politica nocerina, la massima autorità religiosa nel territorio e un pentito saranno ascoltati nel dibattimento “Un’altra storia” relativo all’inchiesta sui rapporti tra politica e camorra e sul patto di scambio sul progetto di casa-accoglienza: lo richiede l’accusa, nell’elenco delle persone chiamate a deporre depositato al fascicolo processuale, con la decisione affidata dai giudici del collegio. Il vescovo della diocesi di Nocera-Sarno Giuseppe Giudice, già sentito nel corso della fase preliminare delle indagini, riferirà su ruolo e comportamento del parroco della chiesa di San Giuseppe, nel cuore del Rione Vescovado, don Alfonso Santoriello, trasferito subito dopo l’indagine. In quella zona doveva sorgere il centro di accoglienza finito nel mirino dell’antimafia, con gli interessi dell’ex boss Nco, Antonio Pignataro, del candidato Ciro Eboli e del consigliere uscente Carlo Bianco. Il pm vuole sentire anche il proprietario del terreno vicino alla parrocchia di San Giuseppe, Luigi Palumbo, i parroci Domenico Cinque, della cattedrale di Nocera Inferiore, Antonio Adinolfi,della parrocchia di Santa Maria Maggiore a Nocera Superiore, e Angelo Santitoro, segretario del vescovo.
Sul progetto e sulla delibera riguardante il centro verrà inoltre interrogato il sindaco di Nocera Inferiore, Manlio Torquato, anche lui ascoltato nella prima tranche investigativa: con lui il pm ha chiesto di ascoltare anche diversi consiglieri comunali di maggioranza eletti nel 2017, in particolare Umberto Iannotti, Pasquale D’Acunzi, Luciano Passero, Antonio Franza, Marco Ventra, Paolo De Maio, Luigi Cobellis, e l’ex assessore Saverio D’Alessio.
Per quanto riguarda l’aspetto mafioso della vicenda, quello legato alle influenze e allo status di camorra del personaggio principale in questo ambito, e cioè Pignataro, reduce dalla cruenta guerra tra Cutoliani e Nuova famiglia a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, il pm ha chiesto di sentire il collaboratore di giustizia Sandro Contaldo, noto come “Sandrino ’o pazz’“, ex capoclan della cosca omonima egemone a Pagani negli anni zero, il quale nelle sue numerose dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria aveva spiegato progetti e residui di potere di alcuni storici personaggi del territorio dell’Agro nocerino sarnese.
Il processo “Un’altra storia” è arrivato in aula per la prima volta al tribunale di Nocera Inferiore la scorsa settimana, davanti al collegio presieduto dal giudice Franco Russo Guarro, a distanza di oltre un anno dal blitz agostano del 2017. Sotto accusa sono imputati, tra gli altri, Ciro Eboli, Carlo Bianco, Antonio Pignataro, l’ex vicesindaco Antonio Cesarano, ritenuto un collettore nell’ambito del patto di scambio sul progetto di casa-accoglienza, Luigi Sarno, responsabile dell’attacchinaggio dei manifesti per la campagna elettorale della tarda primavera 2017.
Sul versante politico c’è un secondo filone riguardante la “semplice” contestazione di corruzione elettorale, con imputati Nicola Maisto, candidato ed eletto consigliere comunale, poi dimesso, con i presunti votanti Pio Sarno, Mirko Sileo e Francesco Gambardella. Tra i coinvolti c’è anche l’ex candidato sindaco Mario Stanzione, sotto accusa per falso, e per la stessa accusa don Alfonso Santoriello, allora parroco alla parrocchia di San Giuseppe.
Al cuore dell’inchiesta e dello scambio, ragione fondante dell’intero processo poi allargato con l’attività investigativa del Ros dei carabinieri di Salerno, c’è la realizzazione del centro accoglienza-mensa, al centro delle mire del gruppetto qui accusato di scambio elettorale politico-mafioso, con una sorta di accordo che prevedeva voti e sostegno per arrivare all’obiettivo. Ne rispondono l’ex consigliere comunale Carlo Bianco, uno dei principali imputati, Ciro Eboli, candidato e non eletto alle ultime elezioni, l’ex boss della Nco, Pignataro e infine Antonio Cesarano, con Luigi Sarno a chiudere le contestazioni aggravate.
Alfonso T. Guerritore
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