Voto di scambio e clan, scagionato Capaldo 

Il gip: nessuna prova, non ci sono soldi versati ma solo “voci”. Crolla il castello accusatorio della procura antimafia 

Solo voci. «Voci insistenti tra i cittadini di Nocera Inferiore» costituivano il fondamento delle dichiarazioni contro il consigliere comunale Ilario Capaldo, messo sotto inchiesta dalla procura di Salerno per corruzione elettorale e per il quale ora la stessa accusa ha chiesto l’archiviazione del procedimento, ad un anno e tre mesi dall’iscrizione tra gli indagati, richiesta accolta dal gip.
Capaldo era stato coinvolto dopo un primo interrogatorio, sulla base, si scopre dall’attuale decreto, di quanto riferito dall’ex candidato sindaco Mario Stanzione riguardo una presunta compravendita di voti, non surrogata però da altri elementi, con l’indicazione di una persona mai identificata. Così il pm Roberto Lenza, diventato titolare del fascicolo dopo l’invio degli atti per competenza, ha presentato la richiesta all’attenzione del gip perché «gli elementi indiziari non erano idonei a suffragare l’accusa, atteso che non vi fosse prova della consegna di denaro in cambio di voti. Invero, Stanzione, escusso a sommarie informazioni, affermava di non aver assistito all’acquisto di voti da parte di Capaldo e di aver solo riportato una voce».
La vicenda investigativa che ha riguardato Capaldo nasce nel settembre 2017, con avviso di garanzia per l’accusa di corruzione elettorale e poi interrogatorio: due mesi prima era scattato il blitz della seconda operazione “Un’altra storia”, concentrata sul patto elettorale con il coinvolgimento dell’ex boss Antonio Pignataro. In quel procedimento c’era il coinvolgimento, per accuse identiche, del consigliere dimissionario Nicola Maisto, senza l’aggravante del metodo di camorra. Il copione sembra ripetersi per Capaldo, con una ulteriore telefonata intercettata finita agli atti dell’inchiesta, in cui Carlo Bianco, ritenuto parte dell’accordo criminale, parla di «Capaldo, arrivato a 4 e spar’, cacciando settanta euro a voto». Questa informazione, insieme ad un esposto senza nomi firmato dalla candidata sindaco Tonia Lanzetta, che a sua volta puntava il dito su un diffuso fenomeno di compravendita di voti, aveva aperto il successivo filone con approfondimenti a largo raggio sui candidati.
Le amministrative del giugno 2017 a Nocera sono il cuore dell’attività di Procura distrettuale e Ros. In questa fase viene coinvolto Capaldo, il quale finisce sotto inchiesta ma non si dimette. Difeso dall’avvocato Gregorio Sorrento, l’esponente della lista “Moderati per Nocera” espone la sua linea difensiva fino all’attuale decreto di archiviazione firmato dal gip di Nocera, Leda Rossetti, arrivato dopo il nuovo invio di atti dalla procura distrettuale di Salerno agli uffici di Nocera Inferiore. La raccolta di voti in cambio di denaro, non sussiste: non ci sono prove, non c’è un testimone e non c’è il denaro, l’elemento determinante. Contro Capaldo soltanto voci.
Alfonso T. Guerritore
©RIPRODUZIONE RISERVATA