La storia

«Voglio riabbracciare dopo 40 anni le mie tre figlie»

Capaccio Paestum, Maria Tramontano non ha più visto le sue ”bambine”, portate dal marito in orfanotrofio e adottate

CAPACCIO PAESTUM. Ha vissuto una vita di maltrattamenti, violenze e soprusi, culminati con la separazione forzata dalle sue tre figlie che, dopo un periodo in orfanotrofio, sono state date in adozione. Ora Maria Tramontano, 57 anni, che vive a Capaccio Paestum, lancia un appello disperato per avere notizie delle sue «tre stelle» che ancora oggi, a distanza di quasi 40 anni, chiama «le mie bambine». Ha voglia di riabbracciarle e raccontare la sua verità, e che non si è mai dimenticata di loro. Una storia drammatica quella di Maria che, per sfuggire da un padre orco ha bruciato le tappe della sua giovinezza, con la speranza di vivere un amore vero, rivelatosi ancora una volta l’ennesima fonte di sofferenza.

L'appello di Maria: "Voglio rivedere le mie figlie dopo 40 anni"
La drammatica intervista della signora Tramontano, madre di Capaccio-Paestum che spera di avere notizie di quelle che ancora oggi chiama le "sue bambine" (Video di "Voce di Strada")

La mamma bambina. Non aveva ancora 16 anni Maria quando si è ritrovata incinta e ha deciso di andare via di casa. «Era un padre violento, mi maltrattava e molestava. Quando sono rimasta incinta avrebbe voluto – racconta – che io dessi in adozione la mia bambina a una sua parente, che non poteva avere figli. Non ho accettato. Non riuscivo più a vivere in quella situazione e così sono andata via di casa, ho deciso di vivere con il padre di mia figlia. Un altro inferno tra violenze e maltrattamenti. Dopo la nascita della prima figlia nel 1976, sono rimasta di nuovo incinta, nel 1978 è nata la seconda bimba e dopo un anno la terza. All’epoca ero ingenua, non c’era la consapevolezza di oggi. Ho sempre cercato di cautelarle, ho fatto di tutto per loro quando in casa la situazione degenerava, scappavamo e ci rifugiavamo nei portoni. Non volevo che le mie figlie subissero quelle violenze. Quante botte ho preso per difenderle. In casa circolava droga, sono stata costretta a fare cose che non volevo, con quell’uomo ho dovuto sempre lottare per la mia dignità, ha fatto di tutto per rovinarmi la vita. Vivevo nella miseria più assoluta. L’unica che mi è stata vicina è stata mia nonna».

Il distacco dalle figlie. Quando la prima figlia compie tre anni e mezzo, la situazione peggiora. Maria lascia le sue bambine, l’ultima di appena sei mesi, in custodia dalla nonna, intanto cerca di trovare una sistemazione. «Quando sono andata da mia nonna le bambine non c’erano più – afferma Maria – mio marito le aveva portate via in un istituto e aveva concesso l’autorizzazione per l’adozione». Da quel momento è iniziato il travaglio per Maria che, ogni giorno, si recava all’istituto per minori per avere notizie delle bambine in seguito trasferite in altro orfanotrofio. Dopo qualche tempo non ha potuto più rivederle e non le è stata data più nessuna notizia. «Sono state adottate senza chiedere il mio consenso – conclude Maria – Ora voglio sapere le mie figlie dove sono. Ho sempre cercato di avere un contatto con loro, sono andata all’istituto tutti i giorni. Ho trascorso notti davanti al portone supplicando che mi facessero entrare per vederle. Ho combattuto contro tutto e contro tutti, ma ho perso. Non so che viso hanno, se si sono sposate, se ho altri nipoti e soprattutto se sono felici. Aspetto di incontrarle da quasi 40 anni, desidero dire loro che non le ho mai abbandonate, continuerò a cercarle fino a quando non morirò».

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