«Vogliamo riconciliarci con monsignor Moretti»

Il documento dei portatori: «Contro di noi accuse prive di fondamento Nessun omaggio a personaggi defunti ed estranei al contesto religioso»

Chiedono a Moretti di accoglierli sotto la sua ala protettiva, con l’auspicio che lo strappo consumato durante la processione di San Matteo possa essere ricucito. Ma non rinnegano quanto hanno fatto. Anzi, ribadiscono che inchini e giravolte, che pure la Curia salernitana aveva fermamente negato, sono il frutto di una scelta tesa a voler rispettare la tradizione e non certamente un omaggio reso a chi ha fatto la storia della camorra in città, come sostiene invece la Procura, che sui disordini verificatisi il 21 settembre, ha aperto un’inchiesta che oggi vede indagate sedici persone, tra cui quattro paranzieri, per offese a un ministro del culto. In una nota affidata agli avvocati Cecchino e Luigi Cacciatore, i portatori delle paranze di S. Matteo, S. Giuseppe, S. Gregorio VII, S. Ante, S. Fortunato e S. Gaio, «con riferimento alle gravi accuse loro mosse di aver turbato il regolare svolgimento della processione del Santo Patrono della città di Salerno e di aver vilipeso Monsignor Moretti, con l’esplicito intento di rendere omaggio a personaggi defunti e ritenuti estranei al contesto religioso, intendono brevemente chiarire quanto segue - scrivono - I portatori non hanno confuso il loro ruolo con pretesti, intenti o valori distanti dalla tradizione della funzione religiosa. Il percorso fatto dai portatori si è svolto senza alcun atto di violenza o di disturbo del normale, storico e tradizionale andamento della processione, da sempre conosciuto e riconosciuto sia dal popolo della città di Salerno, che dalle autorità civili, militari e religiose. Da tanto discende, respingendo ogni accusa che risulta, alla semplice evidenza, priva di ogni fondamento e riferimento, che i portatori, coinvolti al momento nell’indagine giudiziaria, attenderanno, con la dovuta serenità, di poter dimostrare al giudice – verso cui si manifesta piena fiducia – la propria estraneità, nella sede opportuna e mediante l’assistenza dei propri legali, avvocati Cecchino Cacciatore e Luigi Cacciatore». I portatori auspicano poi la pace con l’arcivescovo ed un chiarimento che possa mettere la parola fine ad una guerra che sta producendo solo ulteriori tensioni. «Con lo stesso spirito, i portatori auspicano una serena riconciliazione con la Chiesa salernitana, rappresentata dall’eccellentissimo arcivescovo monsignor Luigi Moretti. In tal senso, i portatori tutti con l’auspicio di porre fine a ogni ulteriore e ingiustificata polemica tra i fedeli e la Chiesa, alimentata da accuse contrarie alla realtà dei fatti e del tutto fuorvianti, si rivolgono al loro Padre spirituale, Monsignor Moretti, con cui hanno condiviso, sin dal Suo arrivo e in occasione di più incontri, la strada proprio da costui indicata, per continuare a seguire i sani valori cristiani, affinché Egli voglia caritatevolmente accogliere sotto la propria protezione, i Suoi figli devoti, rinsaldando, in tal modo, il profondo senso religioso che accomuna da sempre Salerno ai suoi Santi». Intanto, dopo la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini, i paranzieri sono pronti a farsi interrogare per spiegare agli inquirenti che gli inchini sono stati quelli che da decenni caratterizzano lo svolgimento della processione. Per gli inquirenti, dietro a quelle giravolte si nascondono invece l’inchino al boss Lucio Grimaldi (ucciso sul Lungomare mentre si recava al chiosco gestito dal fratello Consolato) e quelli a Lucio Esposito (assassinato in un circolo a Porta Rotese) e Berardino Grimaldi, trucidato nel bar Chiancone a Portanova.

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