«Vogliamo la verità per Giovanni»

Al funerale dell’operaio di Sala Consilina le strazianti parole della nipote

SALA CONSILINA. Centinaia di persone ieri pomeriggio hanno affollato la chiesa di Sant’Eustachio, nel cuore del centro storico di Sala Consilina per dare l’ultimo saluto a Giovanni Casaburi, l’operaio cinquantatreenne originario del comune valdianese, morto domenica in un incidente stradale sull’autostrada A10 nel tratto ligure all’altezza di Albissola. Giovanni e sei colleghi sono stato investiti da un tir che poi si è ribaltato. Casaburi e un suo collega non ce l’hanno fatta e sono morti poco dopo il loro arrivo in ospedale. Il conducente del Tir, un uomo di nazionalità rumena è stato arrestato con l’accusa di omicidio stradale.

L’operaio era molto conosciuto non solo a Sala Consilina ma anche a Teggiano, paese di origine della ex moglie dalla quale ha avuto due figli. Giovanni Casaburi viveva ad Ovada in provincia di Alessandria da circa 10 anni, tra Sala Consilina e Teggiano vivono la madre, i figli, la ex moglie e altri familiari.

«Stiamo vivendo ore indefinite e indefinibili. Uniti da ricordi e da profonda amarezza. La rabbia – ha detto la nipote Micaela – si alterna a tenerezza per quell’uomo che non farà più parte delle nostre vite. Nessuno potrà riportarlo nelle nostre vite, questo lo sappiamo, come pure sappiamo che nessun altro dovrebbe piangere la perdita di una persona cara, colpevole solo di trovarsi sul posto di lavoro. Non cerchiamo vendetta, non vogliamo che la vita di altri venga travolta, soffriremo stringendoci l’uno all’altro, ma non in silenzio. Sarà lungo il percorso verso la verità, ma vogliamo sapere, vogliamo che qualcuno ci convinca che questa tragedia è stata una fatalità. E se non dovesse essere così, pretendiamo chiarezza. Giovanni Casaburi è un uomo che stava lavorando e tacere renderebbe la sua assenza ancora più dolorosa».(e. c.)

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