«Vogliamo i permessi di soggiorno»

Corteo di protesta degli immigrati che rivendicano lo status di rifugiati politici: in sospeso 164 casi

«Abbiamo bisogno dei nostri documenti» e ancora «Noi siamo qui per più di due anni», a parte qualche piccolo errore grammaticale il messaggio arriva forte e chiaro. Sono questi gli striscioni, improvvisati e ricavati da lenzuola probabilmente prese in prestito presso il centro che li accoglie a Sicignano degli Alburni, che alcuni degli immigrati stringono forte tra le mani. Un gesto, questo, che testimonia la speranza a cui ognuno di loro, da tempo, si sta aggrappando per un futuro lontano dalla terra natia. E così, ieri mattina alle 8.30, una piccola delegazione di immigrati, tutti provenienti dall’Africa, si è data appuntamento presso piazza Vittorio Veneto per dire basta a una condizione che va avanti da più di due anni. Da lì è stato poi improvvisato un piccolo corteo, sul lungomare cittadino, che li ha portati sotto gli uffici della questura. Ed è lì che sono rimasti per tutta la mattinata a chiedere chiarezza sulla loro situazione. «Siamo stanchi ormai – ribadisce un portavoce del gruppo – da anni attendiamo una regolarizzazione del nostro status». Documenti e permessi di soggiorno, queste le loro richieste, in particolare però chiedono, ai rappresentati della questura risposte concrete sul riconoscimento dello status di rifugiati che ancora non viene loro concesso. Circa una quarantina i presenti ieri mattina in piazza Amendola, a fronte dei circa centosessantaquattro, tutti sbarcati più di due anni fa, che attualmente hanno trovato ospitalità presso il Park Hotel, in località Paccone a Sicignano. Al momento, tutti sono in possesso di un documento provvisorio che viene rinnovato ogni sei mesi e che permette loro di rimanere in Italia regolarmente. L’assenza di riconoscimento dello status di rifugiati, però, starebbe creando loro non pochi problemi: «Purtroppo – continuano – in questa condizione non possiamo raggiungere neanche i nostri familiari che si trovano in altri paesi». E incalzano: «Nel campo dove viviamo, tre persone hanno avuto un incidente: uno è morto, un altro si è rotto i denti e un altro ancora è in ospedale». Sulla questione è intervenuto anche Anselmo Botte, segretario della Cgil: «I ritardi denunciati – puntualizza – rientrano nella normalità, poiché l’iter previsto dalla normativa ha dei tempi lunghissimi. Il problema è che in Italia non esiste una legge quadro sul diritto dei richiedenti asilo politico». E conclude: «A Salerno c’è una commissione abbastanza solerte nel regolarizzare le diverse situazioni, anche se almeno in Campania il 90% delle richieste d’asilo viene rigettata perché non trova corrispondenza e da lì si intraprende un iter che può durare anche tre anni».

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