l’intervista

«Vogliamo donare un sorriso a chi soffre»

Laura, 24 anni, volontaria da quando ne aveva 16. «Ho acquisito valori importanti»

Laura Erra ha 24 anni, ma la sua esperienza da volontaria in Ail è cominciata quando ne aveva soltanto 16 mentre frequentava il liceo classico “ De Sanctis”. Oggi, con una laurea in Biologia, sogna di poter sostenere il mondo della ricerca nell’ambito delle malattie ematiche. Il suo racconto parte proprio dal progetto scuola – di cui ha fatto parte – promosso da Ail Salerno in collaborazione con la Provincia di Salerno e il Centro servizi amministrativi.

Come ti sei avvicinata al mondo del volontariato?

«Il mio incontro con Ail è avvenuto nel 2009 e ho iniziato il percorso proprio mentre frequentavo il liceo, diventando subito una “peer educator”, che letteralmente vuol dire educatore tra pari».

Spiegati meglio, cos’è la “peer education” e in cosa consiste il progetto scuola?

«Il progetto – realizzato dall’equipe Ail coordinata dalla psicologa Elvira Tulimieri con il contributo degli insegnanti – si rivolge generalmente a tutti gli studenti iscritti agli ultimi tre anni delle scuole superiori del territorio attraverso la “peer education”, un vero e proprio percorso formativo supportato da medici, psicologi e comunicatori. Per ogni progetto, vengono formati 40 ragazzi, selezionati da 8 classi di 5 differenti istituti scolastici e scelti dagli stessi compagni di classe: gli argomenti alla base del corso toccano numerose tematiche, dall’educazione alla salute a quella alimentare, passando per la gestione delle emozioni fino ad arrivare alle malattie oncoematologiche, al volontariato e alla prevenzione. Il risultato finale del corso è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica alla donazione del midollo osseo tramite uno slogan o una brochure creati dalle diverse classi partecipanti».

Oggi qual è il tuo sogno nel cassetto?

«Ho dedicato praticamente un terzo della mia vita ad Ail Salerno che in quasi dieci anni mi ha trasmesso dei valori imprescindibili, diventando per me come una seconda famiglia. Il mio sogno non può che essere quello di continuare, come biologa, a dare il mio sostegno ad Ail nella ricerca ematologica. Come volontaria ormai ho stretto un nodo che difficilmente si potrà sciogliere: forse più che un sogno, il mio è un onore e un impegno a dare sempre di più, trasmettendo a chi verrà dopo di me l’importanza di donare un sorriso a chi ne ha bisogno».

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