LA TRAGEDIA A SAN MANGO

Visite sgradite e denuncia: «Rodolfo è troppo geloso»

Anastasio non accettava la separazione, Paola esasperata dalle continue liti. I consigli inascoltati degli amici a cena

SAN MANGO PIEMONTE -  Era quasi un rito la visita mattutina di Rodolfo Anastasio in quella che, fino a tre mesi fa, era stata pure casa sua. L’arrivo poco dopo l’alba, il contatto con i suoi amati cani e il caffè: il 56enne ristoratore salernitano, infatti, nonostante la travagliata separazione con la moglie, era solito celebrare con i familiari uno dei tanti riti della quotidianità. Negli ultimi tempi, però, queste visite erano diventate sempre più turbolente. Sempre più sgradite alla moglie che ieri mattina si è ritrovata l’ex consorte in giardino dove l’ha ferita mortalmente con almeno quattro coltellate prima di fuggire e togliersi la vita su un cavalcavia dell’autostrada. La punta dell’iceberg di una situazione difficile vissuta negli ultimi mesi da una famiglia come tante altre.

L’amarezza di Rodolfo. Anastasio non si era mai arreso alla separazione con la moglie. Da tempo, infatti, mostrava l’insofferenza per questa situazione, la voglia di chiarire le divergenze con la donna della sua vita con la quale continuava a condividere la quotidianità visto che entrambi - insieme ai due figli di 29 e 32 anni - lavoravano nel loro ristorante, il “Pinocchio” di lungomare Trieste, nel centro di Salerno. Ma la rottura era difficile da sanare: già negli scorsi anni, infatti, Paola Larocca aveva mostrato il suo disagio provocato in particolare dalla gelosia del marito che riteneva esagerata. Un fastidio per quelle continue visite mattutine e per le liti che si verificavano a inizio giornata. Lei, soltanto quattro giorni fa, l’aveva denunciato. E lui, però, neanche davanti alla richiesta di un provvedimento restrittivo nei suoi confronti si è arreso. La voglia di tornare insieme era stata ribadita anche martedì sera: Anastasio, infatti, si era ritrovato a cena con un gruppo d’amici, esprimendo ancora la volontà di chiarire con la moglie. Anche dalle persone care, però, ha trovato un muro: gli hanno suggerito di desistere, di provare a vivere in maniera diversa. Lontano da Paola.

L’abbraccio ai figli. I consigli a cena non sono bastati. E ieri mattina, in preda a un raptus, il 56enne ha compiuto l’impensabile. Ha distrutto una famiglia: le coltellate mortali, il tentativo inutile del figlio più piccolo di fermarlo, la fuga in auto, il suicidio sul cavalcavia dell’autostrada. Ha sconvolto tutto e tutti. Rendendo protagonisti indiretti di un episodio indicibile due ragazzi che, subito dopo i fatti, ancora non avevano realizzato l’accaduto: per ore, infatti, i figli di Rodolfo e Paola sono rimasti sotto la pioggia davanti la loro abitazione di San Mango Piemonte. Il più grande, cappuccio in testa per ripararsi dalla pioggia battente, ha fatto continuamente la spola fra la casa e l’area esterna dove sono giunti tanti amici e parenti. Stillavano lacrime senza fine mentre il diluvio non dava tregua. Più di rado, invece, è comparso il secondo genito, il ragazzo che a soli 29 anni ha assistito a qualcosa che non potrà mai dimenticare: una mano è fasciata dopo lo “scontro” con il padre. Tutti e due hanno cercato di non tradire emozioni, di farsi forza nonostante la tragedia che, in pochi minuti, ha cancellato da questa terra i loro principali riferimenti. Poi sono andati in caserma dove, per tante ore, sono stati ascoltati dai carabinieri. Ne servirà tanto d’affetto per questi giovani che hanno dovuto sopportare anche la vergognosa diffusione delle immagini del corpo senza vita del padre. La tragedia nella tragedia di due ragazzi che, invece di censurabili condivisioni social, meriterebbero tutto l’affetto di questo mondo.

Lo choc nel cuore di Salerno. Diluviava a San Mango e pioveva a dirotto anche a pochi passi da piazza della Concordia. Lo choc per quanto accaduto ai piedi del monte Tubenna è anche (e soprattutto) nel capoluogo. Una ventina d’anni fa si sono trasferiti in uno degli otto “duplex” di viale dei Biancospini ma quella villetta, di fatto, era solo il luogo dove dormire e trascorrere qualche ora di relax. La loro vera casa era il ristorante “Pinocchio”, a pochi passi da piazza della Concordia, attività avviata nel 1973 dal padre di Anastasio e poi portata avanti da Rodolfo, dalla moglie e dai figli. Un locale davvero a gestione familiare perché, una volta scese le scalette all’ingresso, lì dentro si respirava davvero aria di casa. Sembrava davvero che il tempo si fosse fermato a qualche lustro fa, quando ci si poteva sedere al tavolo di un ristorante e condividere con i titolari non solo il pasto ma anche qualche impressione sul mondo. Un locale come un rifugio sicuro, non solo un posto dove mangiare. Anche per questo i commercianti della zona sono sotto choc. Stanno versando lacrime quasi più copiose della pioggia battente che sta colpendo Salerno. «Abbiamo perso un fratello e una sorella », dice più di qualcuno. È l’unico messaggio passato sul lungomare, ancora più triste senza Rodolfo e Paola. Eppure che la loro relazione era piombata in una crisi complicata era noto. Lavoravano insieme, sì, ma tutti sapevano che lui non viveva più con lei e i figli. Tant’è che, da più tempo, aveva chiesto una mano proprio ai “colleghi” esercenti. Un aiuto per trovare una casa che fosse luogo più dignitoso del b& b dove si stava appoggiando. Ora è tutto inutile.