Violenze alle alunne, condannato il maestro 

Quattro anni e sei mesi al paganese che approfittava delle minorenni che studiavano la tammorra

Comportamenti evidenti e molesti sessualmente, portati avanti ai danni di ragazze minorenni e in condizioni di inferiorità sia fisica che psichica: lo stabilisce il Tribunale nelle motivazioni della condanna in primo grado a quattro anni e sei mesi di reclusione per violenza sessuale inflitta al paganese maestro di musica e tradizioni popolari. All’uomo, un sessantaquattrenne docente di tammorra, è attribuita «una condotta di corteggiamento petulante e insistente nei confronti di due minori di quattordici anni al fine di avere contatti di natura sessuale con le stesse». Il suo comportamento manifesta «la volontà di eccitare le due minori sperando di poter soddisfare le proprie inclinazioni. L’inquietante attività seduttiva» da parte dell’imputato, portava avanti «allusioni a rapporti di natura sessuale richiesti e sollecitati. Le bambine hanno avvertito la natura delle comunicazioni ricevute dal maestro, come dimostrano il disagio e l’imbarazzo manifestati all’interlocutore». Una delle vittime ha detto che «si trattava di una persona anziana, mentre ella era solo una ragazzina, dimostrando così di aver capito la natura del sentimento, non inquadrabile nel normale affetto tra maestro e allievo».
Il processo ha evidenziato una continua attività di corteggiamento nei confronti delle vittime, «sia personalmente che attraverso le chat in un’opera di persuasione perniciosa ed insistente, per convincerle a vivere con lui un rapporto di coppia». Le ragazzine confermavano: «Ci considerava mogli, fidanzate». I giudici riassumono le effusioni richieste, i comportamenti a sfondo sessuale, «baci e riferimenti a fantasie erotiche, piccole regalie, gelosie e minaccia di suicidio. Le avances dell’uomo erano «pienamente idonee a coartare la fragile e giovane personalità di una minore. Pur in mancanza di contatto fisico tra reo e persona offesa, c’è l’intenzione di raggiungere l’appagamento dei propri istinti sessuali». Le conseguenze, spiegano i giudici, sono arrivate fino in aula, con le minori traumatizzate, tra pianti, movimenti scoordinati, unghie mangiate e tremori.
Sulle dichiarazioni spontanee del maestro, con scuse e confessioni, i giudici sono netti: «Di nessuna favorevole rilevanza, tardive, arrivate a quadro probatorio segnato, di carattere strumentale e neanche pienamente confessorie, ma solo tese a rivendicare onorabilità screditata dal processo nella sua immagine di uomo e professionista davanti alla sua famiglia».
L’uomo per i giudici ha anche tradito il suo ruolo di maestro di tammorra per perseguire i suoi scopi sessuali, venendo meno alla funzione di garante per i minori che gli erano affidati. «La danza - scrivono ancora i giudici - è attività culturale, di socializzazione e sviluppo, soprattutto sotto il profilo della gestione del corpo».
Alfonso T. Guerritore
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