LA CAMPAGNA

Violenza sulle donne, Auto In: «Fenomeno atavico»

  «Ma oggi siamo liberi di parlarne e agire»

Giuseppe Vergati, come mai la società Auto In, ha scelto di aderire a questa campagna contro la violenza sulle donne?

È una iniziativa bellissima. Abbiamo da sempre aderito a campagne di solidarizzazione con il fine specifico di far conoscere un problema e per cercare di affrontarlo e superarlo. Nel Comune dove risiedo, è stato realizzato anche un angolo sociale, oltre alle tante manifestazioni contro la violenza di genere. Credo sia importante sostenere le donne e ogni iniziativa in tal senso è di certo lodevole.

Cosa pensa sia cambiato negli anni sul tema della violenza sulle donne e cosa può ancora cambiare?

Il problema della violenza sulle donne c’è sempre stato e credo, purtroppo, che in parte sempre ci sarà. La differenza tra quanto accadeva anni fa ed oggi è il poterne parlare con libertà. Oggi si affrontano temi importanti che prima erano un tabù, questo è già un passo avanti ma la battaglia non è finita. Sono cresciuto con due sorelle, la mia è sempre stata una famiglia di donne che amo e che rispetto: ecco perché non sono mai riuscito a capire chi abusa o adopera la violenza.

Ha mai vissuto in prima persona atteggiamenti prevaricazione o violenza all’interno della sua azienda?

No, non situazioni gravissime. Due sono le donne che lavorano con me e non si è mai arrivati ad oltrepassare il limite. Il rispetto è un elemento fondamentale e sono il primo ad intervenire. Sicuramente i due anni di Covid hanno reso le persone più tese, irascibili, nervose. Intervengo lì dove necessario ma non c’è mai stato nessun caso grave.

Cosa di concreto può essere fatto?

“Credo che temi di genere, violenza, sessualità debbano essere inseriti all’interno delle scuole già dalle prime elementari. Formando i più piccoli, inserendo anche una sola ora alla settimana dedicata all’argomento, facciamo in modo che le nuove generazioni siano più consapevoli di quanto lo siamo stati noi. Molte scuole già lo fanno ma bisogna insistere.

Federica D’Ambro