Violenza e minacce, ma non era un clan

Il Riesame ha ridefinito lo scenario in cui sono avvenute le sparatorie per il controllo dello spaccio

Violenza e spregiudicatezza tipica di criminali di strada, di bande in lotta per singole finalità, ma non un clan di camorra. Così il Riesame ha ridimensionato l’indagine Antimafia “Un’Altra storia”, che aveva fermato le scorribande armate nella città di Nocera Inferiore, confermando i singoli episodi registrati in città, a partire dalle spedizioni punitive a colpi di mazza, con la lotta per lo spaccio tra il gruppo Cuomo e quelli del rione Piedimonte.

Il blitz del 7 dicembre scorso ha fermato di fatto l’escalation di un’organizzazione in divenire, orientata verso qualcosa di simile alle cosche mafiose ma in una fase ancora acerba. «A Nocera comandano i Cuomo», dicevano tutti. Anche la madre di Michele Cuomo, ritenuto elemento di spicco, quasi un boss, diceva che nulla si muoveva se lui non ne era a conoscenza. Eppure, nonostante i suoi trascorsi nel clan Contaldo, il sanguinario gruppo di paganesi guidati dal ras Sandrino ’o pazz’, Michele Cuomo non regge le sorti di un’organizzazione criminale. Non c’è per il Tribunale della libertà un sistema assoggettato, non c’è il controllo del territorio, interessato da una guerriglia di bande che non risponde al comando di uno solo.

Al momento, senza contare le attività in corso da parte degli investigatori e della Procura, al netto di un intervento emergenziale e rapido per fermare lo scontro armato di settembre e ottobre, il reato di associazione mafiosa è caduto. Il collegio difensivo ha avuto ragione nel ridimensionare i fatti contestati, relegandoli a violenze e comportamenti isolati, gravi tanto da meritare l’aggravante del metodo camorrista, ma non collegati all’esistenza di un clan. Mancano l’assoggettamento, la potenza di fuoco, anche se c’è in parte l’omertà della popolazione. Il comando e la paura di ritorsioni, in definitiva, sono ferme a un tentativo di consolidamento, ma non appartengono alla situazione nocerina.

I giudici del Riesame per questo hanno confermato il carcere per il capo Michele Cuomo, Marco Iannone, i due fratelli Marco e Francesco D’Elia, referenti del gruppo di spaccio di Piedimonte, Mario Tortora, sodale di Iannone, Camillo Fedele e Giuseppe Petti. Sono stati scarcerati e liberati solo Leontino Cioffi, titolare di un circolo, difeso dall’avvocato Carlo De Martino, Mario Comitini e Raffaele Mellone. Hanno ottenuto i domiciliari Luigi Cuomo, Mario Passamano, Antonio De Napoli, 28 anni, braccio destro di Michele Cuomo, Luigi Vicidomini, Domenico Rese, 30 anni, Diego Landino, 39 anni, Giuseppe Abate, 24 anni, Giuseppe Bergaminelli, 45 anni, Giuseppe Stanzione, 45 anni, Riccardo Siani, 32 anni. Il collegio difensivo comprende i legali Gregorio Sorrento, Mario Gallo, Enzo Calabrese, Bonaventura Carrara, Pietro Pasquali, Pierluigi Spadafora, Michele Sarno.

Alfonso T. Guerritore

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