Violentava la moglie, chiesto il processo 

Il quarantenne ha usato ogni forma di brutalità nei confronti della consorte. Gli abusi sono finiti solo dopo la denuncia

Minacce di strangolamento con una corda, percosse continue, botte e infine una pistola puntata alla tempia. Tutto per ottenere rapporti sessuali dalla moglie, contro la sua volontà, abusando di lei mediante violenze, intimidazioni e un continuo oltraggio portato avanti tra le mura domestiche, profittando dell’assenza del figlio, che di sera usciva, costringendo la sua coniuge a tollerare un regime osceno.
L’uomo, di Cava, 40enne, affronterà il Giudice dell’udienza preliminare, raggiunto dalla richiesta di processo presentata dalla Procura, chiamato a rispondere in particolare delle accuse di violenza sessuale aggravata. «Mio marito gira con un tirapugni in tasca, a volte me l’ha mostrato per terrorizzarmi- raccontò la donna ai carabinieri - mi ha puntato la pistola alla testa, mi ha minacciato approfittando che mio figlio di sera esce di casa. Mi disse che avrebbe preso una bombola di gas per farmi morire, chiusa in casa. E che mi avrebbe strangolata». La signora aveva parlato di più episodi in cui era stata costretta a subire botte e maltrattamenti, senza mai denunciare per amore dei figli e della famiglia, con solo una circostanza in cui si fece accompagnare dal figlio perché era incinta. Alle diverse denunce rese dalla donna, con successive integrazione di dettagli e precedenti difficoltà nel rapporto, con fatti che risalgono indietro nel tempo fino a rimettere insieme episodi precedenti, si aggiungono le testimonianze ulteriori dello stesso figlio, anche lui sentito a sommarie informazioni dai carabinieri della stazione di Cava, depositario di confidenze e dolori della mamma. «Mia madre mi raccontava di subire violenze fisiche e sessuali da mio padre- spiegò il ragazzo ai carabinieri, confermando quanto accadeva in casa- Io le dissi di denunciarlo. So che mio padre ha una piccola pistola di metallo con impugnatura in legno, gliel’ho vista pulire. Spesso gira con un cazzottiera in tasca».
Le accuse di violenza sessuale si riferiscono all’estate 2014, con la denuncia presentata nei primi giorni di settembre, quando la donna decise di chiudere il conto delle angherie e delle violenze subite rivolgendosi agli uomini dell’Arma dei carabinieri. Ora l’uomo rischia il processo.(a. t. g.)
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