l’inchiesta

Vino adulterato Altri indagati nel Salernitano

Ci sono altri indagati salernitani nella truffa del vino adulterato partita dalla Procura di Firenze. Agli arresti domiciliari sono finiti il 57enne Alberto Nicodemo di Nocera e il 61enne Armando...

Ci sono altri indagati salernitani nella truffa del vino adulterato partita dalla Procura di Firenze. Agli arresti domiciliari sono finiti il 57enne Alberto Nicodemo di Nocera e il 61enne Armando Buonocore di Maiori, accusati di aver fornito etichette contraffatte e false fascette Doc alla ditta di Empoli che produceva vino di bassa qualità spacciandolo per Chianti, Sassicaia e Brunello di Montalcino. Tra gli indagati ci sono poi Pasquale Cioffoletti, di Battipaglia, 55 anni, e Antonio Bruzzese di Salerno, 27 anni, che avrebbero fornito complicità e supporti logistici.

Il vino, di bassa qualità ma non nocivo per la salute in base alle prime analisi, veniva adulterato con l’aggiunta di alcol per aumentarne la gradazione. Poi veniva imbottigliato e contraffatto, facendolo apparire un prodotto di pregio attraverso l’apposizione sulle bottiglie di false etichette di vini pregiati. L’azienda di Empoli, in fase di concordato preventivo, aveva convertito tutta la sua attività nella produzione di questi vini contraffatti. Una volta confezionato, veniva stoccato in depositi di ditte del Lazio e Emilia Romagna riconducibili agli indagati, poi venduto in Italia e, soprattutto, all’estero, in particolare in Costa Rica, dove sarebbero state spedite decine di migliaia di bottiglie. Lo stato sudamericano era considerato un buon mercato anche perché i clienti, avendo scarsa conoscenza dei vini in questione, sarebbero stati più facili da truffare. Nel giugno 2015 per esempio è stato accertato l’invio di una partita di 18mila bottiglie, e un’altra spedizione molto ingente è stata sventata dai carabinieri.

A curare gli invii era un’azienda di import-export di Roma. Il destinatario in Costa Rica era una società del posto, avente però domicilio fiscale a Roma, il cui nome secondo sarebbe già emerso nelle carte dell’inchiesta “mafia capitale”.