Vincolo storico sul Castelluccio

Avviata la pratica ministeriale per bloccare ogni trasformazione del simbolo cittadino

Sul Castelluccio di Battipaglia potrebbe essere posto un vincolo storico-culturale che bloccherebbe ogni tipo di tentativo di trasformazione della struttura. La commissione straordinaria che regge le sorti del Comune ha avviato la pratica, presso il ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per la dichiarazione di interesse culturale.

Fino ad oggi, sul maniero simbolo della città di Battipaglia, di proprietà dell’azienda Marcovaldo srl (famiglia Santese), non è stato mai posto alcun tipo di vincolo. Qualora da Roma dovesse giungere l’approvazione, al castello sarebbe applicato un vincolo culturale, ossia un limite di diritto pubblico alla proprietà privata. Si tratta sostanzialmente di un provvedimento amministrativo con il quale si assoggetta un bene a vincolo culturale per interesse storico-artistico.

Lo scorso giugno, in seguito ad alcune verifiche, la triade aveva appurato che sul Castelluccio (o “Castelluccia” per i battipagliesi veraci) non c’era alcun vincolo per effetto di una sentenza del Tar del 2012. Una questione singolare e che aveva suscitato un certo imbarazzo anche al municipio. Basti pensare, infatti, che esiste un vincolo sui cosiddetti Casoni Doria di Santa Lucia, ma non c’è su un castello che fu descritto nel 1080 da Roberto il Guiscardo. Il maniero, nelle ultime settimane al centro di una polemica sulla presunta volontà dell’imprenditore Francesco Santese di abbatterlo (con smentita categorica dal diretto interessato con una lettera aperta), fu acquistato dalla Marcovaldo srl nel 1979. Allora la struttura era abbandonata a se stessa e nel degrado. Per 35 anni, nessun progetto presentato da Santese è stato mai accolto dalle diverse amministrazioni. Le richieste avanzate negli anni sono state innumerevoli (1985, 1989, 1994), sempre senza risposta. Quattro anni fa l’ultimo vano sollecito inoltrato da Santese. Il quale presentò anche un ricorso per dichiarare illegittimo il vincolo richiesto dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, accolto dal Tar nel 2012 per un vizio di comunicazione.

Ci riproverà stavolta la commissione, tentando di operare dove la politica sinora ha fallito. Le amministrazioni scorse hanno sempre bloccato ogni idea di sviluppo, salvo accendere dei riflettori nel 2010 per illuminare il maniero, trafugati pochi mesi dopo e mai sostituiti. Partiti, candidati, aspiranti sindaci hanno riempito i programmi elettorali con progetti denominati “Parco del Castelluccio”, ma di concreto è solo arrivato un protocollo d’intesa firmato nel 2012 per ottenere fondi europei. Ovviamente mai arrivati.

Francesco Piccolo

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