Villa Silvia, protesta e presidio

Stipendi arretrati, 60 lavoratori davanti alla sede. E oggi si replica durante il “cda” della Silba

Circa sessanta persone, nella mattinata di ieri, hanno presidiato Villa Silvia, il quartier generale della Silba Spa, la società che gestisce la case di cura di sanità privata Villa Alba a Cava e Villa Silvia e Centro di riabilitazione Montesano a Roccapiemonte. Le richieste erano sempre le stesse: il pagamento dei quattro stipendi arretrati a cui, a breve, se ne aggiungerà un quinto. L’intento era quello di far percepire, anche alle istituzioni, che i toni della protesta si sono alzati e che la vertenza Silba si sta trasformando in una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere.

Oggi i sindacati Cgil e Uil, insieme ai dipendenti, riprenderanno il presidio. In particolare affolleranno l’ingresso di Villa Silvia alle 14,30, ora in cui si riunirà il Consiglio di amministrazione della società.

E ad alzare i toni della protesta, facendosi portavoce dei disagi dei dipendenti, è stato Giovanni Celeste, rappresentante Rsu della Uil. «Sono tutti dei bugiardi – ha accusato il sindacalista – a partire dall’amministrazione di Cava de’ Tirreni, che ci aveva promesso di affrontare la questione e di tentare di risolverla». Ha, poi, aggiunto: «In un primo momento con l’assessore alle politiche sociali, Vincenzo Lamberti, avevamo trovato una bella intesa e credevamo davvero che potesse aiutarci, ma adesso è venuto meno anche lui, lasciandoci soli. O almeno si è reso irreperibile dopo il colloquio che ha tenuto con gli amministratori della Silba: anche questo è un dato molto strano».

Ma Celeste ce l’ha anche con gli stessi amministratori della società. «Allo stesso Lamberti la proprietà Silba aveva garantito che avrebbe pagato almeno uno stipendio. Ad oggi, però, anche questa promessa, come altre, è stata disattesa. Evidentemente i proprietari hanno preso in giro anche l’assessore».

Il presidio di ieri si va ad aggiungere alle numerose rimostranze dei dipendenti Silba degli ultimi anni. L’ultima, in ordine di tempo, risale allo scorso 29 gennaio, quando i lavoratori si videro rifiutare le buste paghe degli ultimi mesi, utili, secondo i sindacalisti, ad avviare l’iter per eventuali decreti ingiuntivi. In quell’occasione il segretario provinciale della Uil funzione pubblica, Antonio Malangone, pose l’accento sulla disperazione dei dipendenti, sottolineando che alcuni di questi si trovavano in condizioni economiche davvero critiche. Il sindacalista, inoltre, non aveva mancato di fare illazioni su come la problematica Silba fosse ormai utilizzata strumentalmente da diverse forze politiche che sanno “fare solo demagogia”.

Alfonsina Caputano

©RIPRODUZIONE RISERVATA