Villa Ricciardi, oasi di pace tra campi lussureggianti

La splendida dimora del “Fabbricato Dino”, oggi completamente trasformata nell’acquerello del conte Carrara in uscita domani con il nostro quotidiano

Nell’uscita successiva di domani, in omaggio con il quotidiano “la Città” ci sarà l’acquerello che mostra l’ingresso della Villa Andrea Ricciardi, dipinto nel 1915 dal conte Domenico Carrara. Un’opera preziosa per recuperare il primo impianto architettonico di un edificio oggi difficilmente riconoscibile, in quanto rimaneggiato nel corso delle diverse ristrutturazioni operate nel tempo. L’antica dimora, situata nella zona orientale di Salerno, a Pastena, è conosciuta come “Fabbricato Dino” - dicitura riportata anche sulla targa maiolicata - e si trova all’imbocco sud della tangenziale, a Santa Margherita. Allora vi si arrivava tramite un lungo viale sterrato circondato da alte mura: come per una casa padronale che si rispetti, la villa era preceduta da un viale. Dimore di questo tipo erano sempre accompagnata da elementi canonici: stemma gentilizio, giardini con pergolato, fontane decorative e portale monumentale di accesso. «L’acquerello è molto suggestivo - spiega Pasquale Bove, che abita in zona - perché lascia solo intravedere la splendida villa, nascosta com’è dalle mura e dalla folta vegetazione».

Le ville, appena fuori dall’abitato di Salerno centro, ancora agli inizi del secolo scorso rappresentavano una sorta di quartier generale ove controllare le attività agricole in fondi di grandi dimensioni. Vi si producevano tonnellate di vino, olio, cereali e pregiati prodotti ortofrutticoli. La zona di Pastena offriva lavoro a centinaia di braccianti fissi e stagionali, che spesso giungevano a piedi dopo estenuanti percorsi dalla vicina valle del Picentino, da quella dell’Irno e da Cava. A favorire “Il paradiso di Pastena”, come ricorda Mario D’Elia nel suo libro su Domenico Carrara, vi era «un suolo, protetto a nord dalle colline di Giovi, lambito a sud dal mare e irrigato dai torrenti Renaccio ad ovest, Pisciotta e Mercatello al centro, Mariconda e Fuorni ad est. Per la sua feracità e grazie alla ridente posizione geografica, riforniva di ortaggi, uova e frutti non soltanto la vicina città».

Guardando com’è cambiata la villa, D’Elia si richiama anche agli stravolgimenti che hanno interessato tanti edifici rurali dipinti dal Conte: «Il terremoto del 23 novembre 1980, recando notevoli guasti anche al patrimonio edilizio e territoriale delle ville e delle masserie, riducendo in ruderi le fabbriche già malandate, ha offerto il destro per ristrutturazioni, non sempre rispettose delle linee architettoniche originali, conversioni in ristoranti o civili appartamenti, quando non sono state attuate delle vere e proprie ricostruzioni sul terreno dell’immobile precedentemente abbattuto».

Paolo Romano

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