Villa Murino a Sant’Eustachio risalta per il rosso pompeiano

L’edificio è ancora visibile anche se circondato da fabbricati commerciali Domani con “la Città” l’acquerello realizzato nel 1915 dal conte Carrara

Ville e dimore della Salerno di un secolo fa tornano a rivivere nel loro antico splendore, grazie agli acquerelli del conte Domenico Carrara in omaggio con il nostro quotidiano. Domani, con “la Città”, in uscita una veduta di Villa Murino, a Sant’Eustachio, in una veduta datata 9 novembre 1915. La dimora della famiglia salernitana si scorge dietro un elegante cancello in ferro battuto, incastonato tra due colonne in pietra e muratura, di quelle solitamente usate per i portali dei viali d’accesso alle case padronali. Sulla sommità due vasi a pigna, decorativi e benauguranti. La facciata dell’edificio signorile si connota per il rosso pompeiano scelto seguendo un gusto per l’antico mai tramontato, nato nel Settecento, come annota Mario D’Elia nel volume su Domenico Carrara: «Villa Murino a Sant’Eustachio, anch’essa con il suo rivestimento rosso pompeiano, come venne di moda dopo la riscoperta dell’antica città sepolta nel 79 dopo Cristo dall’eruzione vesuviana».

Un colore che sembra dare maggior nobiltà ad ogni costruzione, come sottolinea il costruttore Gianfranco Dattoli, commentando questa settimana l’acquerello: «Una tradizione, quella di usare il rosso pompeiano, ripresa ancora oggi in molte ristrutturazioni e costruzioni moderne. C’è voglia di ritorno all’antico, a decorazioni che non tramontino con la moda del momento. Da questo punto di vista, pur avendo un secolo di vita, l’acquerello potrebbe anche essere riferito al tempo presente».

La dimora è visibile ancora nella zona orientale di Salerno ma, stravolta rispetto all’impianto originario che proprio l’acquerello del conte Carrara ci restituisce con l’immagine della facciata come si presentava agli inizi del secolo scorso. «L’intonaco rosso pompeiano, di solito associato al bianco puro per delimiatare stucchi e contorni di finestre e balconi, è anche abbastanza resistente nel tempo– aggiunge Dattoli – Inoltre, viene spesso utilizzato in ambiente urbano, non solo per ville e case nobiliari come nel caso in questione per l’edificio del secolo scorso».

La scena dipinta è frutto dei pellegrinaggi di un artista solitario, intellettuale ed esteta. Una figura singolare, un pittore autodidatta, dilettante ma raffinato, un amante delle sua terra che, «mentre altrove divampavano tragici scenari di guerra, volle fissare (per sé e non certo per gli altri) i luoghi della sua peregrinazione attorno al suo signorile possedimento di Pastena o forse intorno a se stesso, in una sorta di pregustato piacere dell’immaginazione o di rispecchiamento narcisistico».

Paolo Romano

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