IL BLITZ

Vietri sul Mare, la gang della droga: il leader in carcere

Si è costituito Matteo Senatore, la “guida” del gruppo di spaccio della Costiera. Telefonate a casa dei pusher per i debiti

VIETRI SUL MARE - Si è costituito nella serata di mercoledì Matteo Senatore , il 32enne di Vietri sul Mare raggiunto da una misura cautelare emessa dal gip del tribunale di Salerno, Carlo Di Filippo , su richiesta del pm della Dda, Francesco Rotondo , per i reati di produzione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Il giovane si è presentato alla stazione dei carabinieri di Vietri per poi essere portato in carcere a Fuorni. Era l’indagato “irreperibile” nell’ambito dell’operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Amalfi, coordinati dal capitano Umberto D’Angelantonio , che hanno sgominato la rete di pusher che spacciava sostanze stupefacenti in parte della Costiera Amalfitana. Mercoledì era stato condotto in carcere Roberto Siani , anche lui originario di Vietri sul Mare; per Raffaele Mammato di Maiori, i vietresi Pasquale e Alfonso D’Elia e Salvatore Rinaldi di Napoli sono scattati gli arresti domiciliari; Eugenio Pierri di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Campanile di Salerno, Daniela Landi di Maiori e Gaetano Bennardino di Tramonti sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nei comuni di residenza.

Il punto di riferimento della rete dei pusher era proprio Senatore che, nonostante fosse agli arresti domiciliari, a partire dal 2019 ha spacciato sostanze stupefacenti dalla propria abitazione. Mario Bros, il nomignolo del 32enne vietrese, acquistava sostanze stupefacenti dall’estero, in particolare da Olanda e Spagna, per poi rivenderle in Costiera. La droga veniva acquistata sul web e consegnata dagli ignari corrieri. In collaborazione con il compaesano Siani e i fratelli D'Elia aveva cercato di coltivare anche due piantagioni di canapa indiana, nella frazione di Raito. Piantagioni individuate e distrutte dai carabinieri. Proprio sulla tipologia di stupefacente da coltivare Mario Bros ha contestato la scelta con Siani perché quella piantata sarebbe stata di scarsa qualità: «Noi abbiamo puntato sempre sulla sativa, sull’amnesia, è la monnezza - dice Senatore in una telefonata con Siani - . L’indica devi vedere come esce. Fidati di me, vatti a vedere questi documentari ». Mario Bros cercava di tenere sotto controllo la situazione, tanto che pretendeva dai suoi clienti il massimo della fiducia. «Perché non è andato a portare la roba a Sorrento. Aveva quindici grammi addosso, valevano 1500 euro e stava con quella in macchina - la “lamentela” di Senatore su una mancata consegna di Pasquale D’Elia con il fratello Alfonso e con Mammato - Le marachelle le ha fatte e poi dice non ti fidi. Io a chiacchiere è normale che non mi fido».

Il 32enne vietrese, quando doveva ricevere dei soldi dai suoi clienti era disposto anche a contattare i familiari, così come è accaduto con “Rafelone”, nomignolo di Mammato. Secondo la ricostruzione della Procura dopo che per alcuni giorni il maiorese non rispondeva alle telefonate di Mario Bros, quest'ultimo ha chiesto informazioni telefonando a casa di Mammato e chiedendo alla madre di dirgli mettersi in contatto con «quello di Vietri». Il motivo? I 3.700 euro che Rafelone avrebbe dovuto restituire a Senatore. Gli incontri tra i due ricostruiti dagli inquirenti sono stati diversi. Al termine di uno di questi i carabinieri fermarono Mammato - che veniva sempre accompagnato perché non ha la patente, ricambiando i suoi “autisti” con una dose di droga - ma non riuscirono a trovare sei grammi di cocaina. A spiegare lo stratagemma è stato Mammato: «Avevo sei grammi di roba ma non mi trovarono niente - si legge nelle intercettazioni - Prima la tenevo addosso, poi la buttai in macchina, poi con i piedi la buttavo qua e là. Ebbi la fortuna che controllarono il pacco di fazzoletti e io li cominciai ad usare per soffiarmi il naso e li buttavo sopra. Erano sicuri di trovare qualcosa, tirarono perfino la scatola nera da sopra la batteria».

Salvatore Serio