Vietri, la “porta del sole” tra chiese, sentieri e arte

Gli antichi edifici religiosi, le passeggiate nella natura e i bar della movida Ma la principale attrazione restano le botteghe dei maestri ceramisti

«Sotto la mia terrazza, fra due piccoli faraglioni, i ragazzi si tuffano nell’acqua, appaiono, scompaiono. Quando rimettono fuori la testa mi gridano “Vieni giù, professore, son diventato un pesce”. Anch’io vorrei diventare un’altra cosa, ma non posso diventare un pesce. Quei ragazzi non sanno che io mi trasformo in nuvola». E’ l’autunno del 1962 quando una delle firme più prestigiose de “Il Leonardo” e “La Voce” si trasferisce a Vietri sul Mare. Giuseppe Prezzolini ha ottant’anni, l’immancabile basco nero di traverso, un bastone di canna ed una Seicento celeste. A conquistarlo è la tranquillità del piccolo borgo sdraiato sul mare, ma soprattutto la luce: «Vedo un angolo di Mediterraneo in una cornice di piante verdissime e c’è sole quando è bello da tutte le parti...». I raggi fanno brillare le maioliche della cupola di San Giovanni Battista, accarezzano castagni e lecci che si rincorrono nella valle di Albori, dorano la sabbia della Crestarella, giocano con i due Fratelli, esaltano i colori e le forme sinuose degli oggetti che prendono corpo dall’arte della ceramica. L’antica Marcina, città etrusca citata nella geografia di Strabone, è un laboratorio a cielo aperto, dove natura e arte, tradizione e letteratura, si fondono insieme per dare vita ad una alchimia che continua a stregare l’occhio ed il cuore del visitatore. Chi ama andar per chiese non potrà lasciarsi sfuggire la chiesa della Madonna dell’Arco, situata sulla stradina omonima che congiunge la frazione di Marina con la gradinata che porta a Raito. Su tutte, la più ammirata è la parrocchia di San Giovanni Battista, costruita nel XVII secolo in stile tardorinascimentale napoletano, caratterizzata dal duplice coronamento della cuspide del campanile in ceramiche dipinto. Ricco e suggestivo anche l’interno dell’edificio religioso che custodisce ceramiche, maioliche e dipinti dal Seicento al Settecento. Il tour alla riscoperta dei luoghi di culto, continua con l’arciconfraternita dell’Annunziata e del Rosario di origine Seicentesca, la chiesa di Santa Margherita di Antiochia ad Albori, la chiesetta parrocchiale di Raito, la chiesa della Madonna delle Grazie a Benincasa. Vietri è poi celebre per le sue torrette (come quella che affaccia sull’omonima spiaggia della Crestarella) e per i suoi sentieri che portano alle frazioni alte di Raito e Albori, ma anche alle fonti naturali (come la Fonte del Cesare) fino ai percorsi dell’Avvocatella e dell’Avvocata, una meta prediletta dagli amanti del trekking. Chi alla natura preferisce invece l’arte, non deve perdere una visita alla fabbrica di ceramiche Solimene, un esempio di architettura organica del secondo dopoguerra, realizzato da Paolo Soleri, per una griffe celebre in tutto il mondo. L’edificio è particolarissimo e sa svilupparsi in più luoghi, contemporaneamente, unificato grazie ai percorsi esterni. La tessitura della facciata è data da elementi costruttivi in cotto ed elementi romboidali che regalano impatto ad un laboratorio dove da argilla e borace nascono lavori artistici di primissimo piano. A Vietri abbondano botteghe ed artisti che hanno saputo dare allure ad un luogo affascinante, ai suoi simboli e alla sua storia. Per tutelarne l’unicità è nato anche l’Ente ceramiche vietrese, presieduto da Nicola Campanile, da tempo in prima linea per la lotta alla contraffazione di una eccellenza di cui si hanno le prime tracce già a partire dall’899, quando, come attestano alcuni documenti, erano richiesti vasi e stoviglie destinati a Taranto. Non solo. Già nei primi anni dell’XI secolo frequentano Vietri personaggi legati al mondo della ceramica, come Sergio Caccabellu, nel cui nome si allude agli antichi caccabos, ossia i vasi in creta. Il passato è ricco: le maioliche di stile compendiario del Seicento, l’espansione sul mercato napoletano, la produzione settecentesca di vasi famaceutici e quella ottocentesca di oggetti di uso quotidiano, come il vasellame decorato con motivi floreali, fino alla contaminazione, agli inizi del Novecento, con simboli e miti nordici grazie alla presenza in costiera amalfitana di artisti stranieri quali Dolker, Kowaliska, Schwartz. Chi invece preferisce i suoni e gli stimoli della movida, potrà approfittare di bar, ristoranti e stabilimenti balneari che affacciano direttamente a mare nella frazione Marina. (b.c.)

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