Via Roma, lo specchio della città

L’amarcord dell’architetto Bignardi per la cartolina in omaggio con il giornale

La città di ieri e di oggi si specchia e si confronta nella cartolina del suo asse viario principale: via Roma. A commentare la foto degli anni ’40 è l’architetto Ruggiero Bignardi, conoscitore del tessuto urbano e residente proprio in questa strada. «A primo acchito, guardano la stampa sembra che tutto sia rimasto uguale – spiega – se non fosse per i mezzi di trasporto e l’abbigliamento dei passanti. A dare questa impressione sono gli edifici storici, che essendo vincolati sono rimasti gli stessi. A ben vedere, però, molte cose sono cambiate negli elementi architettonici accessori». Palazzo S. Agostino, per esempio, era stato interessato una quindicina d’anni prima da un restyling che lo aveva in parte trasformato: «Il tetto dell’antico convento lasciò il posto a un altro piano edificato con terrazzo e fu aggiunta ad angolo la torre dell’orologio». Palazzo Natella fu edificato negli anni ’30 con canoni estetici ancora legati al passato: «Guardando più all’Ottocento che alla nuova architettura razionalista di quegli anni, lo si volle con una certa monumentalità».

Bignardi, che come architetto ha curato il restauro di edifici importanti, da ultimo Palazzo Pinto, per una volta abbandona gli aspetti tecnici e si lascia andare all’amarcord. Ad aprire lo scrigno della memoria è proprio Palazzo Natella, sempre lì con i suoi caffè e i tavolini all’aperto, i flussi dello “struscio”: «All’angolo c’era un tempo il salone di barbiere dei Renna. Ci andavano tutti ed era molto accorsato. Da bambino andavo anch’io lì a tagliare i capelli». Col passare degli anni lo stesso spazio ebbe altra destinazione: «Divenne vetrina espositiva della Piaggio. Le scintillanti Vespe, simbolo di tutta un’epoca e dell’emancipazione motoria dei salernitani, facevano bella mostra anche al livello superiore. Uno spettacolo indimenticabile». Basta rispolverare un esercizio commerciale che non c’è più per scatenare meccanismo proustiani della memoria: «Il bar Vittoria, annesso al piccolo ma grazioso cinematografo, serviva due delizie amate dai bambini: lo spumone e la coviglia, che era un semifreddo fatto con zabaglione, gelato al caffè e pan di Spagna. Più avanti, sotto i portici del Comune, c’era la Perugina». Sempre su palazzo Natella, nel lato che confina con Palazzo di Città, apriva invece le sue vetrine il negozio di elettrodomestici Ibisco: « Lì comprammo il primo televisore in bianco e nero». Un ultimo pensiero è suggerito dalla macchinetta per le fototessere: «Lì si sedevano con i loro scranni i lustrascarpe, e vi sono rimasti fin quasi agli anni Sessanta».

Paolo Romano

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