tempi lunghi per il parcheggio

Via i sigilli a piazza della Libertà ma per i lavori servono 18 mesi

C’è il via libera dell’autorità giudiziaria per la messa in sicurezza di piazza della Libertà, ma sebbene il giudice Marilena Albarano abbia firmato il provvedimento di dissequestro, si prevede che...

C’è il via libera dell’autorità giudiziaria per la messa in sicurezza di piazza della Libertà, ma sebbene il giudice Marilena Albarano abbia firmato il provvedimento di dissequestro, si prevede che i lavori non possano iniziare prima di quattro mesi e che per terminarli ne saranno necessari altri sedici. Sono i tempi indicati dall’Amministrazione comunale, che al giudice ha chiesto una proroga di diciotto mesi dopo che a fine agosto erano scaduti i dieci concessi dal primo provvedimento di dissequestro senza che nel cantiere si riuscisse a muovere nulla. Ora la proroga è arrivata, ma Palazzo di Città – che nel frattempo ha rescisso il contratto con il consorzio Tekton che stava realizzando l’opera – ha dovuto abbandonare l’idea di accelerare sui tempi affidando l’appalto alla ditta che si era classificata seconda nella gara per la realizzazione dell’opera. Il meccanismo poteva funzionare se il giudice avesse accolto l’istanza di proroga così come era stata formulata in prima battuta, cioè finalizzata non solo alla messa in sicurezza ma anche al completamento della piazza. Il magistrato ha invece rimandato le carte al mittente, spiegando che in questa fase il tema della decisione non può essere che il solo consolidamento per esigenze di sicurezza. Conseguenza: rispetto alla vecchia aggiudica è cambiato l’oggetto dell’appalto ed è quindi necessario un nuovo bando di gara. Gli uffici comunali sono già al lavoro per predisporlo, ma i tempi si allungano e il rischio è che non solo la piazza ma anche i settecento posti auto del parcheggio interrato non siano fruibili prima di un altro paio d’anni.

Nel frattempo ci sarà da definire di chi sono le responsabilità del cedimento che nel luglio del 2012 ha fatto collassare dodici pilastri e provocato lesioni – secondo le consulenze tecniche – anche in altri settori. Il processo è in corso a carico di impresa, tecnici e funzionari comunali, e Tekton non ha voluto saperne di accollarsi intanto l’onere della spesa, come il Comune aveva invece richiesto. Per questo il contratto è stato risolto, innescando un contenzioso giudiziario che tra i vari aspetti ha la presentazione a Palazzo di Città di un conto da 1 milione e 576mila euro, l’equivalente del decreto ingiuntivo inoltrato da Unicredit, a cui l’impresa ha ceduto il suo credito per i lavori già realizzati. Soldi che il Comune ritiene però di non dover pagare.

L’ente si è inoltre costituito parte civile nel processo che deve accertare cause e responsabilità del crollo. Imputati sono il collaudatore Massimo Della Casa, gli imprenditori Armando ed Enrico Esposito della Esa costruzioni che stava realizzando i lavori per conto di Tekton, i professionisti Sergio Delle Femine (in quanto direttore operativo delle strutture) e Marta Santoro (direttore dei lavori dal febbraio 2012), il funzionario comunale Antonio Ragusa che ha sostituito nel ruolo di responsabile unico del procedimento l’ex capo dell'ufficio tecnico Lorenzo Criscuolo (anche lui sotto processo), il direttore tecnico della Esa, Gilberto Belcore, e il vecchio direttore dei lavori Paolo Baia. Gli ultimi tre sono accusati anche di aver messo in pericolo la pubblica incolumità con le visite guidate che, per volere del sindaco, furono organizzate nel cantiere senza che fosse ancora stato eseguito il collaudo. Tutti (a eccezione di Della Casa, a cui è contestato solo il reato di rovina di edificio) rispondono inoltre di un avvio dei lavori che secondo la Procura fu disposto anzitempo, prima che gli atti progettuali fossero depositati al Genio civile. È invece uscito da un processo con il patteggiamento della pena il progettista dell’opera, l’ingegnere Vincenzo Nunziata. (c.d.m.)

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