Vertice tra i portatori Documento contro le accuse di camorra

La difesa: «Abbiamo soltanto osservato la tradizione» In settimana un’assemblea generale dei paranzieri

È affidata a un documento che sarà diramato in giornata la difesa dei portatori dall’accusa di aver voluto omaggiare, con alcune giravolte delle statute, il ricordo di boss uccisi. Venerdì sera i capiparanza si sono riuniti al bar Ros di via Roma con il responsabile della “squadra” di San Matteo, Raffaele Amoroso, tra i principali indagati nell’inchiesta per “turbamento di funzione religiosa” coordinata dal procuratore capo Corrado Lembo. Si è deciso di evitare esternazioni personali, consegnando la propria versione dei fatti a un testo da sottoporre al vaglio dell’avvocato Cecchino Cacciatore. Ieri il documento era ancora in via di rifinitura, ma la linea è chiara ed è quella di respingere qualsiasi accostamento della processione con la criminalità organizzata, evidenziando che le “girate” contestate dalla Procura si ripetono da decenni e riportandosi alla prima nota scritta all’indomani della festa, in cui si rivendicava il rispetto della tradizione salernitana.

«La sosta a piazza Cavour è la benedizione a mare e la facciamo da sempre – si ripete tra i paranzieri – L’incrocio con via Velia è uno dei tanti, e a Portanova ci si gira sui quattro lati per mostrare il Santo alla folla che si accalca intorno». Per gli inquirenti, dietro a quelle giravolte si nascondono invece l’inchino al boss Lucio Grimaldi (ucciso sul Lungomare mentre si recava al chiosco gestito dal fratello Consolato) e quelli a Lucio Esposito (assassinato in un circolo a Porta Rotese) e Berardino Grimaldi, trucidato nel bar Chiancone a Portanova. Una ricostruzione che i paranzieri vogliono contestare nero su bianco e della quale si è deciso di discutere in un’assemblea generale di tutti i portatori delle sei statue. La data della riunione non è stata ancora fissata, ma dovrebbe tenersi nel corso della prossima settimana.

In questi giorni gli avvocati appronteranno anche la linea difensiva, decidendo se chiedere che i propri assistiti siano interrogati. Oltre alle posizioni di quattro portatori ci sono quelle degli altri sedici indagati per offese a un ministro del culto, individuati tra coloro che dalla folla lanciarono fischi e invettive.

©RIPRODUZIONE RISERVATA