Costiera amalfitana

Vent’anni fa la fine dell’incubo trivelle

AMALFI. Sarebbe potuta diventare un bacino petrolifero. Già, perchè la Costiera amalfitana ha corso seriamente questo rischio, per via del permesso per la ricerca d’idrocarburi concesso alla...

AMALFI. Sarebbe potuta diventare un bacino petrolifero. Già, perchè la Costiera amalfitana ha corso seriamente questo rischio, per via del permesso per la ricerca d’idrocarburi concesso alla società Elf.

Un pericolo che, per l’impegno di istituzioni, associazioni ambientaliste e cittadini, è stato scongiurato. E proprio oggi ricorre il ventennale della “perenzione”, cioè della decadenza del diritto della multinazionale teso a poter riprendere le ricerche nell’area marina compresa tra Capo d’Orso e Foce Sele. Una superficie totale di 22 ettari in cui la società petrolifera aveva già incominciato i sondaggi con gli ecoscandagli, forte dell' autorizzazione data dai ministeri dell' Industria e della Marina mercantile. Ma appena i tecnici e le attrezzature della Elf fecero la loro comparsa ad Amalfi, fu una sollevazione generale.

L a mossa decisiva fu quella della Comunità montana, allora presieduta da Donato Cufari, che presentò ricorso al Tar. Ma alla battaglia contribuì anche il Comitato ecologista (Ceca), coordinato da Francesco Ruotolo, che alla vigilia dell’ultimo “round” giudiziale, lanciò un appello, sottoscritto da intellettuali, operatori del diritto e dell’informazione, con il quale invitava l’Unesco ad “adottare” la Divina. ©RIPRODUZIONE RISERVATA