Vasche di laminazione, aperta un’inchiesta

Nel mirino delle associazioni il progetto per la riqualificazione del Sarno elaborato dalla Regione

La Procura apre un fascicolo di inchiesta dopo le denunce del “comitato no vasche” sulla vicenda delle vasche di laminazione connesse al progetto Grande Sarno. Lo fa sapere il presidente del comitato Emiddio Ventre. L’inchiesta farebbe capo direttamente al procuratore Gianfranco Izzo.

L’esposto ipotizza il disastro ambientale e punta l’indice contro presunte irregolarità e carenze documentali nella fase istruttoria della valutazione di impatto ambientale per il progetto predisposto dall’Arcadis in merito al progetto di riqualificazione del Sarno. Ad integrazione vengono aggiunte all’esposto originario ulteriori osservazioni: nessun dato, innanzitutto, è stato pubblicato dall’Arcadis o dalla Regione, neanche in seguito alla richiesta di accesso avanzata dal “Comitato no vasche”.

Comitati e associazioni spiegano che il 9 dicembre sul Burc è stato pubblicato il decreto Dirigenziale n. 177 del 02.12.2013 di Valutazione d’Impatto Ambientale relativo al Grande progetto Sarno. «Dalla lettura si evince che la commissione, pur non avendo nessun dato analitico a supporto della tesi che il fiume più inquinato d’Europa sia diventato puro ed immacolato, ha espresso comunque parere favorevole».

Ancora: «Nessuna prescrizione è stata prevista per evitare il rischio di contaminazione delle falde con la creazione dei 60 ettari vasche di laminazione assorbenti; nessuna limitazione prevista per l’utilizzo dei suoli ai fini agricoli all’interno delle vasche da parte dei proprietari, anche in virtù del divieto di irrigazione che vige da parte del Comune di Nocera emessa con ordinanza del 18 settembre 2007 a seguito di rilievi effettuati dall’Arpac che evidenziavano la presenza di cromo, zinco, idrocarburi policiclici aromatici; nel 2012 il Comune, in risposta all’istanza di richiesta di revisione del divieto di irrigazione in essere da parte del Consorzio di Bonifica, chiedeva allo stesso di produrre tramite Arpac dati analitici in merito allo stato delle acque successive al 29/12/2010. L’Arpac rispondeva di non essere in possesso dei dati successivi al 29 dicembre 2010».

Viene chiesto di accertare se siano rinvenibili elementi penalmente rilevanti procedendo, in caso affermativo, nei confronti dei responsabili.

(p. s.)

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