Valiante e Pica junior cresciuti nella Dc con De Mita e Leone

Simone: «Ricordo le partite a scopone con l’ex presidente» Donato: «Quelle lunghe campagne elettorali con papà»

SALERNO. La passione per la politica è nata proprio vivendo l’impegno paterno. E respirando, a pieni polmoni, l’ideologia partitica che ha caratterizzato, fino all’inizio degli anni ’90, la storia della Repubblica italiana. Perciò decidere, in età adulta, di seguire le orme dei propri genitori è stato quasi naturale. È quanto s’evince dai racconti dei “figli d’arte” di chi, cioè, ha deciso di calarsi nell’agone politico, emulando le gesta dei papà. Simone Valiante, deputato del Pd, e Donato Pica, fanno parte di quelle dynasty tutta salernitana. Anche ora ricordano con affetto e rimpianto i tempi in cui, ancora bambini, seguivano come un’ombra i genitori. Simone, figlio di Antonio Valiante, più volte consigliere regionale, vicepresidente della Giunta regionale della Campania e assessore al Bilancio dal 2005 al 2008, oltre che deputato nella XII legislatura, ha spiccato da poco il volo verso Roma, destinazione Camera dei deputati. Dal 2013, infatti, è parlamentare, dopo aver fatto tanta gavetta, sia come vice sindaco di Cuccaro Vetere, suo paese d’origine, che come consigliere provinciale.

Sin da quando indossava i “pantaloni corti” Valiante ha affiancato il padre. «Ricordo tanti aneddoti - racconta - a cominciare dai compleanni che ho festeggiato nella sede storica della Democrazia cristiana, fino agli incontri con i leader politici importanti, come Bernardo D’Arezzo e Vincenzo Scarlato. E, ancora, le partite a carte con Ciriaco De Mita. Ho conosciuto i grandi personaggi della vita politica italiana al di là del loro aspetto pubblico». Benché non sia passato molto tempo, tra la prima e la seconda Repubblica sembrano essere trascorsi anni luce. Perché è cambiato il modus vivendi degli stessi protagonisti.«Trent’anni fa - spiega Valiante - la politica era caratterizzata da persone che avevano il coraggio di prendere posizioni». «E rammento - aggiunge - tantissimi scontri ideologici, con un senso dell’appartenenza molto più forte rispetto ad oggi, in cui la politica è molto più personalizzata e mediatica. La lotta tra correnti, poi, era una questione seria: le discussioni duravano ore ma, quando la riunione si concludeva, tutti difendevano la posizione concordata».

Anche Donato Pica ha seguito le tracce di papà Domenico, deputato Dc nella V e VI legislatura. La passione di Pica, consigliere regionale del Pd, è sbocciata quasi per caso ma anche lui è cresciuto a pane e politica. «Ricordo che quando si votò per il presidente Leone - racconta - io ero ricoverato al Cardarelli e mio padre mi era vicino. E, per far sì che potesse esprimere la sua preferenza, lo vennero a prendere e poi lo riaccompagnarono da me in ospedale». Rispetto agli anni passati, dice, è cambiato il modo di fare campagna elettorale. «A quei tempi si puntava sull’ideologia, adesso molto di più sulla comunicazione e sulla pubblicità».

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