la protesta

Valentina Restaino (Mga) «Siamo noi i nuovi poveri»

«Gli avvocati sono i nuovi poveri». Parola di Valentina Restaino dell’associazione Mga (Mobilitazione generale degli avvocati), che insieme a Confprofessioni della Cgil, si è fatta promotrice di una...

«Gli avvocati sono i nuovi poveri». Parola di Valentina Restaino dell’associazione Mga (Mobilitazione generale degli avvocati), che insieme a Confprofessioni della Cgil, si è fatta promotrice di una campagna nazionale contro il sottocompenso. Non è solo un’opinione: «I dati parlano chiaro. Stando alla Cassa forense, nel 2015, il 36,6 per cento degli avvocati, su scala nazionale, ha maturato un reddito annuo inferiore ai 10mila euro. E il 56,6 per cento, si è fermato sotto i 19mila. Non abbiamo ancora le cifre relative al 2016 – spiega – ma sono convinta che siano peggiorative, perché c’è la crisi che continua a far sentire i propri effetti e perché c’è la malsana convinzione che il lavoro intellettuale non debba essere retribuito». Il “sistema”, poi, sembra fare acqua da tutte le parti: «Un praticante, nella maggior parte dei casi, non intasca neppure un euro, se non i rimborsi spese, quando va bene. C’è qualche studio virtuoso, ma sono mosche bianche». Il vizio è nella legge professionale approvata nel 2012, che vieta che un legale che lavori nello studio di un collega possa avere un rapporto configurabile come dipendente. «In realtà è una sorta di lavoratore a nero, retribuito quando e come il suo dominus decide, o meglio, un lavoratore dipendente a tutti gli effetti, mascherato come lavoratore autonomo». Una prassi, questa, che non penalizza solo i trentenni, ma anche gli over quaranta, con figli da mantenere e rate del mutuo da pagare: «Ci sono tantissimi colleghi che tentano di sbarcare il lunario con appena 500-600 euro al mese, cassazionisti compresi. Professionisti che hanno studiato, facendo sacrifici enormi. Certo, c’è la possibilità di procacciarsi clienti in proprio, ma quando si lavora in uno studio, alle dipendenze di qualcun altro, il tempo è davvero risicato, ammesso di inciampare in clienti disposti a pagare». E la Cassa forense? La pagano in pochi: in tutta Italia circa il 40 per cento dei legali non è in regola con i versamenti previdenziali. A Salerno i “morosi” sono 4mila e a febbraio dell’anno scorso diedero vita a una protesta, a suon di selfie e di sit-in, per scongiurare il rischio di essere cancellati dall’Ordine professionale. La nuova battaglia è quella contro il sottocompenso. Nel 2006 furono infatti abolite le tariffe forensi in base ad alcune direttive europee e ai diktat dell’Agcom. Restano in piedi solo dei parametri ministeriali che però non sono vincolanti. «Morale: di fronte a un cliente che non vuole pagare la parcella, non siamo neppure nelle condizioni di indicargli quelle che sono le tariffe minime stabilite. Ma la colpa è anche di alcuni colleghi che praticano prezzi stracciati, senza capire che in questo modo ne risente la qualità della prestazione». (b.c.)

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