cava de' tirreni

«Vado via più povero di quando sono arrivato»

L’incontro di frate Gigino con i fedeli alla vigilia del suo trasferimento a Roma «Abbiamo costruito una macchina perfetta, poi la denuncia di un architetto...»

CAVA DE' TIRRENI. In centinaia, ieri sera, al chiostro del Santuario di San Francesco e Sant’Antonio per convincere padre Luigi Petrone a non lasciare la città. La notizia di un suo trasferimento, già trapelata qualche mese fa, si fa sempre più concreta alla luce di una lettera che il frate ha intenzione di inviare lunedì alla Provincia religiosa salernitano-lucana. E così, la comunità sostenitrice del francescano, si è stretta intorno a lui in un lungo dibattito pubblico per comprendere ragioni e motivazioni di una tale scelta.

A parlare ai suoi fedeli è stato proprio padre Petrone. «Non sono qui per fare polemiche e accuse – ha esordito frate Gigino –. È una scelta che prendo con la massima serenità». Il discorso di padre Luigi per spiegare le sue ragioni parte da lontano. Dalla riapertura del santuario ai sacrifici fatti per portare avanti la comunità. «Una vera e propria fabbrica – spiega il frate – che è costata 17 milioni e 300mila euro, una fabbrica immensa. Da quel che ne restava dopo il terremoto siamo riusciti a tirare fuori una chiesa su cinque livelli, un chiostro, un museo, la biblioteca. Una macchina perfetta. Ma qualcosa non ha funzionato».

Il riferimento di frate Gigino è alla denuncia presentata da un architetto alla Provincia religiosa e di cui il frate non ha voluto rivelare pubblicamente l’identità. «Un architetto – ha raccontato padre Luigi agli intervenuti – che ha seguito i lavori di ristrutturazione, dopo aver preso a nero già una somma cospicua (in lire erano circa 160 milioni), ha atteso la morte di tutti i frati che potevano testimoniare per denunciare la Provincia religiosa con decreto ingiuntivo asserendo di non aver mai percepito nulla e calunniando fortemente i frati. Così i frati hanno dovuto pagare 250mila euro a questa persona». A fronte di questa vicenda, stando al racconto di padre Luigi, la Provincia religiosa ha ritenuto opportuno togliere al frate ogni titolo. «Insomma – ha concluso padre Luigi – me ne vado più povero di quando sono arrivato e ringrazio il buon Dio». In conclusione del suo intervento frate Gigino ha poi letto a tutti la lettera che lunedì invierà alla Provincia religiosa che, qualora venga accolta, sancirà il suo trasferimento. «Dopo vicende belle ma intense, e dopo questi ultimi periodi di novità e cambiamenti sento l’esigenza di dare una svolta alla mia vita e al mio cammino spirituale – si legge – sono certo che accoglierete la mia richiesta di poter essere trasferito presso la Basilica di Sant’Antonio in Roma. In attesa di una vostra risposta, il signore vi doni la sua pace».

 

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