Controlli della polizia

Cava de' Tirreni

Usura ed estorsione, scattano tre arresti 

In manette Dante Zullo, il figlio e Vincenzo Porpora. Nei guai anche Sorrentino, trovato con la cocaina a casa

CAVA DE' TIRRENI. Sono scattate nella mattinata di ieri quattro ordinanze di custodia cautelare con il sequestro di due ditte di trasporti e noleggio auto disposte dalla Procura Antimafia di Salerno a carico dei pluripregiudicati Dante Zullo, il figlio, Vincenzo Zullo e Vincenzo Porpora, quest’ultimo passato da iniziale vittima a sodale dei due esponenti della malavita organizzata locale. Il quarto arrestato è Giovanni Sorrentino, imprenditore cavese che opera nel settore del trasporto turistico e del noleggio delle autovetture: Sorrentino, che nell’inchiesta principale figura come vittima dei tre, è stato arrestato in un filone parallelo perché a casa durante una perquisizione gli sono stati trovati 100 grammi di cocaina.
In particolare, le accuse contestate nel filone principale sono di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, usura pluriaggravata, estorsioni con il metodo di camorra e intestazione fittizia di beni. Il lavoro investigativo, che coinvolge altri quattro indagati, è stato portato avanti dai carabinieri del gruppo territoriale di Nocera Inferiore e dalla squadra mobile di Salerno della questura, individuando il gruppo Zullo partendo dal capo, il noto Dante, già condannato per associazione mafiosa, coadiuvato dal figlio, a sua volta sottoposto in precedenza alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Porpora, dal canto suo, avrebbe commesso delitti durante il regime di detenzione domiciliare per un definitivo pena, con due ore di permesso ad allontanarsi da casa nelle ore della mattina.
Il capo individuato era Dante Zullo, in grado di adoperare la sua statura criminale per coinvolgere nelle sue attività illecite le iniziali vittime per i delitti, come per Porpora, in primis gestore e titolare di una pescheria a Cava, risucchiato dai prestiti usurai per 6800 euro rimpinguati poi dall’interesse previsto e rivendicato per 3800 euro con forniture di merce di pesce e della pretesa riparazione di una autovettura. Secondo le indagini svolte dalla Procura, Zullo incontrava poi Giovanni Sorrentino proprio tramite Porpora, ottenendo denaro, autovetture, cavalli e un garage, per un valore complessivo di 150mila euro. L’imprenditore era poi costretto a intestarsi beni di Zullo, mettendo a disposizione dei suoi estorsori conti correnti. Nel 2015-2016 le ditte di Sorrentino dovevano poi giocoforza assumere i due Zullo e la moglie del presunto boss, pagandoli con tanto di contributi previdenziali “in assenza di qualunque prestazione di lavoro effettiva”.
Tutto questo concretizzava l’asservimento agli Zullo di Sorrentino, con una società finita nel mirino della Procura, la Sorrentino Car, per riciclaggio, con indagati Vincenzo Catania, legato a Sorrentino da rapporto usuraio, Giuseppe Paolillo, un fiduciario indagato anche lui, e Vincenzo Melisse, precedentemente coinvolto dalla Procura di Napoli in una vicenda di droga. Una ulteriore vicenda di usura riguardava Vincenzo e Nunzio Catania, di Castellammare di Stabia, i quali erano legati a Porpora il quale erogava le somme e fungeva da esattore, «con almeno altre tre persone vittime individuate e altre da inquadrare nel prosieguo delle indagini».
Alfonso T. Guerritore
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