Usura bancaria, nei guai i vertici di Mps 

Dieci professionisti della filiale scafatese denunciati da un imprenditore che in dodici anni ha pagato 300mila euro di interessi

Usura bancaria ai danni di un noto industriale conserviero di Scafati: nei guai i vertici del Monte dei Paschi di Siena e i direttori della filiale scafatese dell’istituto. In dodici anni avrebbero fatto pagare 373.796 euro di interessi fraudolenti all’industriale che aveva acceso nel 2008 un conto corrente bancario affidato.
Dieci dirigenti sono finiti sotto inchiesta dopo la denuncia dell’imprenditore che si lamentava dei tassi applicati dall’istituto di credito. Ad indagare sul caso è il sostituto della Procura di Nocera, Giuseppe Cacciapuoti, che, a seguito della denuncia dell’industriale ha delegato gli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Salerno a seguire il caso. La Procura ha inviato ai dieci dirigenti di Mps l’avviso di conclusione delle indagini.
Nei guai con l’accusa di usura aggravata dalla circostanza di essere stata commessa nell’esercizio dell’attività bancaria e in danno di un imprenditore sono finiti Pier Luigi Fabrizi, 67 anni, di Siena, presidente del Cda del Monte Paschi Siena dal 1998 al 2006; Paolo Giannini, 66, di Siena, e Raffaele Giovanni Rizzi, 48, di Milano, responsabili del servizio legale e compliance di Mps; Leandro Polidori, 61, di Perugia, responsabile del servizio legale dell’istituto fino al 2008. I responsabili della filiale Mps di Scafati a partire dal 1998: Gian Paolo Fusco, 62, di Salerno; Alfonso Carbone, 71, di San Valentino Torio; Pier Lorenzo Vivarelli, 65, di Grosseto, Antonio Fiore, 55, di Monte San Giacomo, Vincenzo Di Nocera, 48, di Napoli, Raffaele Matafora, 51, di San Giorgio a Cremano.
La Finanza ha accertato che gli indagati applicavano nei trimestri di riferimento interessi superiori al cosiddetto tasso soglia, incassando - di fatto - somme non dovuto. “Strozzinaggio” bancario che ha ridotto l’imprenditore quasi sul lastrico. Gli sforamenti di conto, le anticipazioni, lo sconto delle fatture costavano all’industriale conserviero dal 14 al 25,50 per cento di interessi. Il calcolo del tasso soglia è determinato dal ministero del Tesoro, sentita la Banca d’Italia, e viene calcolato nel trimestre e tenuto conto del tipo di operazioni bancarie effettuato. Solitamente, però, gli interessi applicati non dovrebbero superare l’11-12 per cento. L’industriale avrebbe sì ottenuto degli affidamenti ma l’istituto di credito che avrebbe dovuto agevolarlo nella sua attività imprenditoriale si sarebbe fatto pagare fior di quattrini di interessi. Il calcolo effettuato per i 12 anni di rapporto con l’istituto di credito di via Montegrappa è esorbitante: oltre 370mila euro di interessi illegali.
Gli indagati si sono affidati agli avvocati Antonio Sarno e Anna Manzo per confutare le gravi accuse. Un’inchiesta che coinvolge pesantemente la banca più volte finita nel mirino dei giudici per i tassi d’interesse applicati ai correntisti “affidati”, solitamente imprenditori e artigiani che si sono visti tartassare dall’istituto di credito che avrebbe dovuto agevolarli.
Alfonso T. Guerritore
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