L'OPINIONE

Urbanistica, edilizia e abusivismo: idee chiare per risolvere i problemi

Ecosì Vincenzo De Luca e Luigi De Magistris hanno scoperto che esiste in Campania un problema di urbanistica e una colossale crisi dell’edilizia. Simbiotici all’accordo raggiunto dai loro partiti per sostenere un candidato unitario alle elezioni suppletive del prossimo febbraio per sostituire un senatore deceduto, i due, nello stesso giorno, hanno improvvisamente proclamato l’esigenza per il Nostro Posto di interventi sostanziali in questo settore. Difficile resistere alla domanda su cosa abbiano fatto in tutti questi anni per rispondere ad un problema che da tanto tempo affligge la Campania. Lo dico io, nulla. L’uno, De Magistris, convive indifferente con la drammatica situazione di circa mille edifici l’anno che a Napoli sono oggetto di ordinanze di sgombero, perché fonte di rischio per l’incolumità pubblica e privata, nonostante le quali sono però già morte, colpite da calcinacci, due persone e ferite un’infinità. L’altro, De Luca, assiste inerte allo sgretolamento del comparto edile regionale che, soltanto nel 2019, ha segnato un ulteriore crollo di oltre il 10% del volume delle attività con oltre 20mila nuovi licenziamenti. Insomma, una Waterloo della dignità della politica, a fronte della quale, con l’approssimarsi delle elezioni, costoro improvvisamente si ergono a vestali del buon governo.

Complicato credergli, se non altro perché, per porre rimedio ad un disastro di queste dimensioni, non c’è bisogno di qualche dichiarazione o, come d’uso da queste parti, di un qualche intervento estemporaneo, magari a pioggia. Al contrario, la Campania ha bisogno di un progetto articolato, e sopratutto ragionato, che si muova su di un duplice versante. Da un lato, è necessario un piano complessivo di rigenerazione urbana. Non una colata di cemento nuovo che, specie sul versante napoletano- casertano, sarebbe oltretutto ormai impossibile, ma di una azione di riqualificazione del nostro patrimonio urbanistico. Chi conosce la verità, sa che la maggior parte degli edifici costruiti dalle nostre parti nel secondo dopoguerra sono fatti di cemento armato, e cioè di un materiale la cui vita biologica, calendario alla mano, è ormai agli sgoccioli. Un’altra buona parte dei nostri palazzi, specie nei centri più grandi, ha invece necessità di interventi di consolidamento, dopo secoli di superfetazioni e di ristrutturazioni di fortuna.

Per questo, d’intesa con il sistema dell’edilizia, abbiamo articolato un progetto per un uso razionale della nuova programmazione europea (quella che verrà gestita dalla prossima giunta regionale), in modo che la riqualificazione e la rigenerazione degli edifici sia sostenuta da investimenti pubblici che accompagnino e rendano conveniente lo sforzo dei privati. Il tutto con la regia programmatoria della Regione e dei Comuni, per scandire tempi e modalità degli interventi, ma anche per garantire pure in Campania (finalmente) l’applicazione effettiva di tutte quelle disposizioni amministrative di semplificazione che, in molte altre parti d’Italia, sono operative da tempo, grazie ad una burocrazia meno occhiuta e incompetente. Dall’altro lato, c’è invece il grande tema dell’abusivismo, spesso di necessità, che coinvolge circa 80mila abitazioni campane, in un limbo da decenni.

Di fronte alle dimensioni di questo problema non ce la si può cavare con il giustizialismo di certe anime belle, pronte ad invocare abbattimenti, facendo finta di non sapere che - se davvero si volesse abbattere tutto ciò che non è in regola - ci vorrebbero molte centinaia di milioni di euro, non si saprebbe dove collocare i chilometri cubici di materiale di risulta e ancor meno le oltre 300.000 persone che resterebbero senza casa. Al contrario, occorre un intervento programmatorio che prenda atto della verità dei fatti e da quella muova. Esiste, da anni, una mia proposta di legge regionale - che il Pd lascia marcire nei cassetti - per affidare ai Comuni la redazione di nuovi piani regolatori che guardino alle nostre comunità per come sono, non per come il territorio avrebbe dovuto essere, ma non è.

Approvarla significherebbe iniziare a mettere a posto le cose per davvero, naturalmente senza edificare un solo metro cubo in più, ma anzi disciplinando l'esistente. In definitiva, anche in materia urbanistica la Campania ha bisogno di un’azione ragionata e di sistema. Insomma, ci vogliono idee chiare, competenza, dedizione, serietà. Esattamente quello che manca ai due (mal)governanti che, ancora non per molto (per fortuna), occupano le due più importanti poltrone della Campania.