Urbanistica, da Salerno appello all’Italia

Sabato convegno a Palazzo di Città. L’assessore De Maio: «Portare questi temi sul tavolo di chi poi è chiamato a decidere»

Ha un valore semantico forte l’iniziativa organizzata dall’amministrazione comunale e in programma sabato prossimo a Palazzo di Città. “Italia Viva” è al tempo stesso una dichiarazione di “guerra” al sistema che oggi governa le trasformazioni urbane ma è anche un modo per dire che qui, a Salerno, l’Italia è viva, vitale, dinamica con idee e progetti. Politica e architettura urbanistica, un binomio che si è consolidato sotto la spinta del sindaco Vincenzo De Luca e che qui è diventato laboratorio nel quale archistar hanno espresso il loro segno e sempre qui, il binomio è diventato terreno di scontro. A promuovere l’iniziativa, che vedrà tra gli altri anche la presenza di Riccardo Bofill, l’assessore all’Urbanistica del Comune di Salerno, Mimmo De Maio.

Assessore che cosa è “Italia Viva”?

«È la necessità di avviare un dibattito per discutere delle criticità che si registrano nel nostro Paese quando si avviano programmi e progetti di trasformazione urbana».

Salerno come laboratorio?

«La nostra esperienza è significativa, siamo una realtà da anni impegnata sul tema della trasformazione urbana e che ha potuto verificare, nel lavoro svolto quotidianamente, le difficoltà che si devo superare per arrivare da quello che è un progetto, una idea a quello che sarà poi la reale trasformazione di un pezzo di città. Quindi il tentativo e l’ambizione di avviare un dibattito su temi largamente diffusi come la sburocratizzazione da tutti voluta ma mai effettivamente realizzata».

Tutto ciò per poi...

«Portare le idee che si svilupperanno in questo dibattito sui tavoli di chi poi ha effettivamente la possibilità di decidere e cambiare».

La sburocratizzazione è sicuramente un punto. Ma quando lei parla di criticità a cosa realmente si riferisce?

«È chiaro che abbiamo un sistema normativo eccessivamente pesante, spesse volte con la sovrapposizione di funzioni di vari enti che hanno competenza in materia di urbanistica. C’è anche il tema legato alla pratica del continuo ricorso amministrativo; i tempi per assumere decisioni, dilatati, tanto che quando si arriva poi a decidere: l’idea, il progetto, rischia addirittura di non avere più senso di esistere perdendo difatto una opportunità».

L’urbanistica come opportunità di rilancio del Paese?

«In questo momento di difficoltà che attraversa il Paese c’è la necessità di un rilancio dell’azione di chiunque, nelle proprie responsabilità, ha il dovere di assumere decisioni per dare opportunità di crescita alle comunità che vengono amministrate».

Al convegno avete invitato tanti ospiti di settore. C’è una convergenza su queste tematiche?

«Noi avviamo un dibattito. Il nostro intento è quello di aprire la discussione non solo ad ingegneri ed architetti ma abbiamo voluto coinvolgere anche i vari enti».

A Salerno c’è un problema Crescent che divide l’opinione pubblica. Se non fosse stato Bofill ma un’altra archistar lei crede che le cose sarebbero andate diversamente?

«Bisogna capire il senso e l’idea che c’è dietro a quella proposta. L’amministrazione ha inteso con quell’intervento prima di tutto riqualificare un’area degradata ma soprattutto realizzare lì, un pezzo di città; con le funzioni proprio di una città: edificio residenziale e direzionale, un luogo di commercio, un grande spazio pubblico, i parcheggi, il prolungamento del lungomare con i locali notturni per far vivere quel luogo tutto il giorno. Certo si può obiettare sul linguaggio architettonico utilizzato. L’importante è capire la funzione alla quale è stata destinata quel pezzo di città».

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