Il dramma

Uranio impoverito, c'è una vittima salernitana

Giovanni Passeri, di Scafati, è deceduto a 41 anni per un tumore. Era in servizio presso il reggimento Guide di Salerno

ROMA. SALERNO È, molto probabilmente, l'ennesima vittima degli effetti dell'uranio impoverito. A perdere la vita per un tumore ai polmoni, presumibilmente come conseguenza dell'esposizione alle radiazioni cancerogene, in una delle sue tante missioni in giro per il mondo, è stato Giovanni Passeri, 41enne originario di Scafati, che prestava servizio presso il reggimento Cavalleggeri Guide di Salerno.

A denunciare il nuovo caso di militare vittima presunta dell'uranio impoverito è Domenico Leggiero, dell'Osservatorio militare. «Passeri - evidenzia Leggiero - è rientrato quattro anni fa dall'ultimo teatro operativo con tosse e febbre. E gli accertamenti a cui si è sottoposto hanno diagnosticato il tumore alle vie respiratorie. E sabato purtroppo è deceduto». Leggieri rimarca pure come le Guide siano un reparto decimato da morti per patologie tumorali. «Molti casi non vengono nemmeno resi pubblici - rivela - in quanto il ministero contatta le famiglie per non far divulgare le notizie».

E anche in quest'ultimo caso, per il decesso di Passeri, ci sarebbero dei lati oscuri. «Ad oggi - sostiene Leggiero - non abbiamo potuto verificare se il cancro possa essere legato all'uranio impoverito. Ma le condizioni ed i precedenti lasciano supporre che Passeri potrebbe essere la vittima numero 322». Una vera e propria ecatombe, se i dati venissero confermati, una carneficina che ha visto come vittime predestinate i militari italiani, lasciati da soli e alle mercé delle radiazioni mortali, senza nessuna spiegazione. E fin'ora non sono servite neppure le sentenze favorevoli a smuovere l'opinione pubblica e a dare coraggio alle famiglie delle vittime di denunciare quanto accaduto.

«Ci sono state - specifica Leggiero - oltre 35 sentenze di condanna, cioè tutte quelle giunte a sentenza con l'avvocato dell'Osservatorio, Angelo Fiore Tartaglia. Ma nemmeno questo è servito a fermare il massacro istituzionale. Si contano i morti e s'ignora, forse volutamente, che in Italia la magistratura si è espressa più volte. E non mi spiego il perché si taccia sulle condanne».

Leggiero, altresì, punta il dito anche contro la classe politica italiana, sia di destra che di sinistra. «Tutti - precisa - da 15 anni hanno strumentalizzato la nostra battaglia, ma nessun leader di partito si è mai espresso pubblicamente e ha abbracciato questa croce». Negli ultimi tempi, tuttavia, c'è chi in Parlamento sta cercando di far emergere, molto faticosamente, la verità. «Il vice presidente della Camera, Luigi Di Maio - confida Leggiero - ha preso a cuore la nostra battaglia e sta cercando di farci avere qualche risposta concreta».

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