I FONDI

Unisa strappa 8 milioni in più al Ministero 

Il campus è tra gli undici del Sud in crescita per la ricerca e il numero di studenti regolari

SALERNO. Sono ventuno gli atenei a crescere nel Fondo di finanziamento ordinario 2017, l’atto più atteso dalle Università, con il quale si stabilisce la ripartizione ministeriale dei fondi. Undici di questi si trovano al Sud e nella classifica brilla Salerno che, in buona compagnia con Bari politecnico, Bari, Chieti-Pescara, Catanzaro, Foggia, Napoli Parthenope, L’Aquila, Università della Campania, del Molise, del Sannio, intasca otto milioni di euro in più dal 2014 ad oggi.
E non perché il Miur abbia deciso di ingrassare il budget (che complessivamente ammonta a sei miliardi e mezzo di euro). La quota distribuita in base a parametri di merito sale da un miliardo e 433 milioni a un miliardo e 535. Due le novità di quest’anno: l’aggiornamento sulla qualità del reclutamento (dati produzione scientifica 2014-16) e l’introduzione dell’autonomia “responsabile”: gli atenei potevano cioè indicare due criteri da loro scelti su didattica, ricerca e internazionalizzazione per i quali chiedere di più.
Il campus di Fisciano ha giocato bene le sue carte, riuscendo a rientrare negli atenei in crescita sostanzialmente per tre motivi: la positiva valutazione della qualità della ricerca; l’aumento del numero degli studenti “regolari” iscritti e dei laureati nei tempi, il quale a sua volta ha consentito di limitare l’incremento dei contributi per il nuovo anno e di riproporre la politica di merito. Dunque, anche per l’anno accademico 2017/18 gli studenti che avranno acquisito tutti i crediti previsti nel loro piano studi annuale e che avranno richiesto l’Isee riceveranno un contributo pari alle somme versate all’Università; le politiche assunzionali: nel mese di agosto sono stati attribuiti i nuovi punti organico relativi alle possibilità assunzionali. A fronte della media nazionale del turnover pari all’80 per cento dei pensionamenti del 2016, per la virtuosità delle proprie performance economiche il dato dell’ateneo salernitano si attesta a poco meno del 90 per cento. In particolare l’ateneo si pone al di sopra della media nazionale (80 per cento) e al di sopra della media regionale (77 per cento).
«Questi risultati hanno consentito – spiega il rettore Aurelio Tommasetti – di dare forza alla politica delle tasse pensata per supportare gli studenti e le loro famiglie. Per il nostro ateneo, l’applicazione delle nuove disposizioni comporta un aumento del numero degli studenti totalmente esonerati dal pagamento delle tasse pari a oltre 4.700 unità. Questi ultimi si vanno a sommare ai circa 4mila studenti già esonerati perché assegnatari di borsa di studio o disabili. Da qui il totale di nostri studenti completamente o quasi esonerati dalle tasse in questo nuovo anno accademico sarà di circa 12mila unità, oltre il 35 per cento della popolazione studentesca. Senza dimenticare di sommare tutti coloro che ogni anno vengono premiati dalla nostra politica di punta, la politica del merito. Sui numeri diffusi dal Miur – chiarisce il rettore – incidono non solo la quota legata alla performance nella ricerca e nella didattica ma anche l’offerta formativa, il numero di studenti in corso, il costo medio dei professori, le politiche di reclutamento, la partecipazione ai programmi Erasmus, la trasparenza. E sono questi indicatori che gratificano il lavoro puntuale e quotidiano di tutte le componenti coinvolte nella vita dell’ateneo e ci servono da stimolo a proseguire sulla strada della qualità, della sostenibilità economica e dell’attenzione agli studenti».
Anche sul fronte delle iscrizioni, il campus di Fisciano ha intascato ottimi risultati: stando ai dati aggiornati a ieri, tra le facoltà che hanno riscosso maggiore successo, brillano Beni culturali (più 41 per cento confronto iscritti 2017-2016) e Scienze dell’amministrazione e dell’organizzazione (più 53 per cento). Chi pensa che la distribuzione dei fondi sia stata a pioggia, sbaglia: basti pensare che gli atenei veneti, università di eccellenza, si sono visti decurtare dal Miur i finanziamenti pubblici a vantaggio di atenei meno blasonati. L’Università di Padova perde oltre 5 milioni, Venezia Ca’ Foscari ha subito una decurtazione di un milione e 360mila euro e quasi 519mila euro lo Iuav, infine Verona si congeda da un milione e 752mila euro.
Vanno male anche Bologna che si è vista togliere quasi 9 milioni di finanziamenti pubblici e Parma (meno due milioni).
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