«Una vita d’inferno in mezzo ai ratti»

Nei prefabbricati della Maddalena vivono ancora 30 famiglie tra degrado e abbandono. Cumuli di rifiuti nei container vuoti

Mobili rotti, calcinacci e pezzi igienici divelti all’interno di container sventrati. Tombini scoperti e topi morti lungo i viottoli che dividono i filari dei prefabbricati. Nell’aria un miasma penetrante ma contenuto, destinato a diventare più intenso con il sopraggiungere della calura estiva. Lo spettacolo desolante che attende chi oltrepassa l’ingresso dell’area container della Maddalena è preannunciato da una mini discarica posta sulla strada su cui si affaccia il conglomerato di prefabbricati, allestito dopo il terremoto del 1980. Qui vivono ancora trenta famiglie, dopo che una settantina hanno lasciato quella che è stata la loro casa per almeno due decenni, per trasferirsi negli appartamenti costruiti dal Comune in diverse zone della città.

Dietro di loro hanno lasciato solo macerie, non ottemperando alla richiesta dell’ente di liberare i prefabbricati da cose e persone. L’unica cosa che è stata fatta è stato rompere i pezzi igienici per evitare l’occupazione abusiva dei container. Ma questo ha avuto come effetto diretto quello di far salire alla superficie animali di tutti i tipi. «La situazione è insostenibile – ha lamentato Liberata Femiani, una residente dell’area – Chiediamo che i prefabbricati disabitati siano sigillati e che sia fatta una derattizzazione prima che arrivi l’estate e che alla calura si abbini la puzza delle fogne e gli animali che si aggirano per le case». Il dito della signora Femiani è puntato non solo verso l’inciviltà di chi occupava i prefabbricati, ma anche verso il Comune. «Non c’è alcun tipo di controllo – ha accusato – Molti dei prefabbricati sono ancora utilizzati come depositi, senza contare che molti degli abitanti prima di andare via hanno rubato persino i tombini di ferro che hanno venduto per qualche soldo». Arrabbiata per questo stato di cose anche Daniela Russo, la figlia di Liberata. La ragazza è preoccupata perché la data di consegna dell’abitazione scelta sembra allontanarsi sempre di più. «Ci avevano garantito che la nostra casa, a Pregiato, sarebbe stata ultimata dopo un anno – ha spiegato Daniela – Per adesso, però, è stato costruito solo il basamento perché dicono che non ci sono soldi. Chissà per quanto tempo ancora dovremo vivere in queste condizioni. Io ho 32 anni e vivo da 29 in un container». Infine un’altra residente Margherita Lamberti ha invitato il Comune a «fare i dovuti controlli perché non tutti quelli che hanno avuto la casa ne avevano diritto».

Alfonsina Caputano

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