L'EDITORIALE

Una storia lunga 25 anni. Insieme per continuare

Diventare direttore di un quotidiano è il traguardo professionale più ambito per ogni giornalista. E lo è di più per chi, come me, ha speso gran parte della sua vita proprio a “la Città”. Un quarto di secolo, pensavo ieri, guardando di fronte alla mia scrivania i libroni rilegati che contengono tutte le copie de’ “La Città” dal 1996 in poi. Venticinque anni trascorsi fianco a fianco con valorosi e straordinari colleghi, in un dialogo continuo con i lettori. Idee, fatica, dispiaceri. Ma anche grandi gioie, soddisfazioni, traguardi raggiunti. Insieme. Perché la vita in un giornale non è fatta solo di comunicati, appuntamenti, conferenze stampa da seguire. È, soprattutto vivere con persone, esperienze e modi di pensare diversi. Differenze spesso profonde che, come per miracolo, diventano ogni giorno una voce unica: il giornale che arriva in edicola. Ecco, la redazione di un quotidiano è tutto questo: non un coro, ma una virtuosa somma di differenze.

E nei suoi 25 anni di storia “La Città” è stato tutto questo: una comunità di uomini e donne. E continuerà ad esserlo. Con la passione e il rigore necessari per dare ai nostri lettori, ogni giorno, un prodotto il più possibilmente completo. Un’informazione - sia in versione cartacea che sul web e social - capace di scavare nel profondo delle cose, di leggere gli avvenimenti in maniera obiettiva e mai faziosa, di narrare le storie di ognuno di voi con rispetto. Ma questo non è di certo il momento delle promesse e dei proclami, ma piuttosto della riflessione su un anno tragico che si chiude e uno nuovo, colmo di speranze, che è ormai alle porte. Da domani saremo nel 2021 con la convinzione di poter risorgere dal baratro della paura in cui siamo finiti e costretti all’improvviso a fare i conti con una male oscuro che ha mietuto vittime, minato dal profondo le nostre certezze, seminato povertà e disperazione.

Sento dire in giro sempre più spesso che l’unico, vero antidoto a tutto questo dolore non sarà il vaccino (che pure è stato prodotto in tempi da record), ma dimenticare in fretta un anno maledetto. Mettersi alle spalle quanto accaduto e tornare a vivere, come se nulla fosse stato. Sbagliato. Questo 2020 dovrà rimanere ben impresso nella nostra memoria, se non altro per il rispetto dovuto a chi ha perso la vita, a chi ha visto sparire gli affetti più cari, a chi si è prodigato per assistere e curare chi stava male. L’uscita dall’emergenza sarà lenta e non certo facile. Ora è il momento di mettere basi solide per una ripresa sociale ed economica; una ripresa che non sia un bonus ma piuttosto una certezza per il futuro. Impresa non facile, visti i presupposti. Ma possiamo e dobbiamo farcela, altrimenti ogni sacrificio, ogni sforzo di ritorno alla cosiddetta “normalità” sarà inutile. Voglio ora ringraziare il direttore Antonio Manzo per quanto ha fatto per questo giornale: non sono parole di circostanza ma, piuttosto, un sincero attestato di riconoscenza. E un grazie va all’Editore per aver scelto me come nuova guida di una squadra di colleghi che di certo sapranno farsi valere. Ne sono certo. Un grazie dal profondo del cuore a tutti i nostri collaboratori che ogni giorno, da ogni luogo della provincia, raccontano storie, segnalano eventi.

Qui voglio salutare uno di loro, Gaetano Ferrentino: avvocato, impegnato in politica e nello sport, ieri ci ha tragicamente lasciato. Gaetano era un collaboratore storico della “Città”: a lui va il nostro ricordo, ai familiari e quanti l’hanno conosciuto e apprezzato la nostra vicinanza. E infine i lettori de “La Città”, il nostro punto di riferimento da ormai 25 anni. C’è ancora tanta strada da fare e, quello che mi rende felice, è che continueremo a farla insieme. Come sempre, accettando i vostri consigli e le vostre critiche, anche le più aspre. Grazie e arrivederci in edicola il prossimo 2 gennaio. Buon 2021.