«Una rete contro la violenza alle donne» 

Florio, presidente del Piano di zona: «Necessaria una stretta collaborazione con le istituzioni»

ATENA LUCANA. Violenza sulle donne e femmincidi: l’importanza di fare rete tra i centri antiviolenza e le istituzioni è il centro della riflessione del coordinatore del Piano di zona S10, Antonio Florio, che già l’anno scorso, grazie a fondi regionali, ha avviato il centro anti violenza Aretusa di Atena Lucana gestito da Caterina Pafundi che si avvale di sei operatori.
Florio coordina diciannove comuni del Vallo di Diano che si sono aperti all’iniziativa a difesa e a supporto delle donne vittime di violenza. Perché ancora una volta il Piano di Zona mostra sensibilità nei confronti delle donne? «Mi fa piacere che questo argomento sia trattato nella sua massima espressione nel mondo accademico e universitario, perché avere la possibilità di parlare in una università è veramente importante. Dalla rete nasce il tema di questa giornata. Quando abbiamo istituito Aretusa, uno degli obiettivi che ci siamo posti con l’associazione Differenza Donna, è stato quello di costruire una rete di servizi con le istituzioni».
La costruzione di una rete quanto è importante per un centro antiviolenza? «Un centro antiviolenza senza la rete intorno è un centro vuoto. Vuoto perché non ci sono quelle condizioni per poter portare avanti quella che è una presa in carico anzitutto della donna maltrattata. È fondamentale che all’interno delle istituzioni si ragioni. Aretusa ragiona con l’istituzione principale che è l’Ambito ma ragiona anche con i singoli comuni. Proprio questi hanno messo a disposizione eventuali sedi dove fare colloqui. La necessità era proprio quella che il centro si avvicinasse alle persone. Nei comuni si sono create anche forme di accoglienza dove le donne che non si possono spostare possono avere un riferimento».
Un lavoro capillare che si manifesta con quale supporto del Piano al centro Aretusa? «Il supporto non deve essere e non è solo finanziario, ma è anche quello di condividere delle scelte che si fanno sul territorio. La condivisione passa attraverso la formazione, la comunicazione, la costruzione delle rete con gli attori, le forze dell’ordine. È necessario cioè che i centri siano accompagnati. Facciamo della formazione uno dei punti cardine del nostro percorso. Abbiamo selezionato le figure che oggi stanno collaborando con il centro come volontario o come operatore, e a breve, puntiamo su un’altra attività di formazione perché è importante essere formati per saper accogliere».
Antonella Citro
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