Una piscina abbandonata Lo scandalo di Lavorate

Sarno, da quando il servizio è stato esternalizzato non si muove più nulla La struttura realizzata grazie ai fondi raccolti dopo la disastrosa frana del 1998

SARNO. Da occasione di rilancio ad abbandono più assoluto. È la triste parabola della piscina di Lavorate, regalata alla comunità dalla generosità del post-frana. La struttura è gestita dalla Curia attraverso la fondazione San Michelangelo, proprietaria dei fondi sui quali è sorto il complesso, dopo una variante urbanistica in consiglio comunale. La piscina doveva servir a dar lavoro a familiari delle vittime della frana e doveva essere un volano per dotare la città di qualcosa che mancava.

Venne scelta la frazione di Lavorate per realizzarla. Il suo lento declino è cominciato con l’esternalizzazione della gestione che la fondazione decise di dismettere per criteri di economia. L’affidamento esterno, però, è a termine e, da oltre un anno, non viene rinnovato, nonostante le richieste. Tutto è chiuso e, per giunto, in evidente carenza di manutenzione. Lo slargo e i campetti sono abbandonati a se stessi e c’è chi sostiene che la stessa struttura della piscina sia stata depredata, divenendo una specie di supermarket dell’illecito, con il continuo asporto di pezzi utili. Più tempo passa e più la situazione si aggrava e il rischio è che, poi, per riattarla siano necessari fondi rilevanti. La piscina aveva raggiunto un buon livello di utenza, richiamando fruitori anche dai comuni limitrofi.

La presenza della struttura aveva cominciato anche a radicare la passione del nuoto nei giovani, con la creazione di una squadra dilettantistica che partecipava a gare. I residenti di Lavorate principalmente si chiedono come sia possibile lasciare nel degrado un immobile di quel tipo. Sui motivi della chiusura a tempo indeterminato si fanno diverse ipotesi, ma, intanto, il comune, investito di continui quesiti, non può nulla, visto che l’immobile non rientra nella sua competenza.

Qualche mese fa, il sindaco Amilcare Mancusi ha inviato anche una nota alla Curia per capire meglio lo stato dell’arte, ma nessuna risposta concludente è mai giunta. Si parla, ormai da tempo, di una prossima apertura, ma intanto, è trascorso oltre anno, si sono avvicendati anche i vescovi, ma tutto resta stranamente fermo. Sicuramente, le spese di gestione sono uno dei particolare che maggiormente influisce sulle incertezze perché costoso garantire un livello di qualità costante. A Lavorate, però, non ne vogliono sapere e chiedono ad alta voce un impegno delle istituzioni.

Gaetano Ferrentino

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