Una “manager” contro la corruzione

Ad Angri l’incarico di vigilare è stato affidato alla segretaria generale dell’Ente Lucia Celotto

ANGRI. Tempi duri per i lavoratori infedeli e corrotti. Sarà l’occhio vigile del segretario comunale Lucia Celotto a prevenire e reprimere la corruzione e l’illegalità a Palazzo di Città.

È questo il senso di una recente determina del settore affari generali guidato da Antonio Lo Schiavo che ha recepito e attuato la legge numero 190 del novembre 2012, la cosiddetta legge anticorruzione. Un tentativo di intervenire nei palazzi del potere locale su impulso del legislatore nazionale.

Lo scopo è nobile: prevenire e combattere fenomeni di illegalità diffusa. La macchina amministrativa, quindi, vedrà nel segretario generale dell’Ente una specie di poliziotto interno con l’intento di evitare il nascere e il radicarsi di comportamenti sospetti.

L’obiettivo che si è posto l’Autorità Nazionale Anticorruzione è far crescere nel corpo delle istituzioni, con riferimento particolare agli enti locali, la cultura della legalità, l’integrità degli atti e della trasparenza. Da qui la necessità di individuare soggetti deputati ai controlli. L’organo di indirizzo politico «a tal fine individua di norma tra i dirigenti amministrativi di ruolo e di prima fascia il responsabile della prevenzione della corruzione», è scritto. Nel caso cittadino la scelta è caduta sul segretario comunale. Un incarico di grande responsabilità.

Previsti anche corsi di aggiornamento e di formazione specifica per i dipendenti comunali, scelti a seguito di procedure appropriate e operanti in settori dell’amministrazione particolarmente esposti al fenomeno. Diversi i compiti per il manager anticorruzione che dovrà provvedere alla verifica della efficace attuazione del piano e della sua idoneità e proporre eventuali modifiche dello stesso quando se ne presenti la necessità, alla verifica dell’effettiva rotazione degli incarichi negli ambiti amministrativi più esposti al fenomeno della corruzione e individuare il personale da inserire nei programmi di formazione e altro.

In passato sulla questione è sceso in campo anche il procuratore capo Franco Roberti. Nel territorio «ha preso piede la criminalità del malaffare con la camorra ha poco o nulla a che fare ma è un’organizzazione segreta volta al controllo di “forme” pubbliche e private e che è interessata a depredare miliardi di fondi pubblici. Chi investe qui sa che deve dividere i propri guadagni con la criminalità ed esponenti che ruotano intorno alla politica locale». Secondo un’indagine nazionale di Eurobarometro il 12 per cento dei cittadini nel 2011 si è visto chiedere una tangente.

Pippo Della Corte

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