Una festa patronale da dimenticare

Alla processione di San Matteo disposizioni non rispettate e fischi all’arcivescovo

SALERNO. Che sarebbe stato una festa patronale agitata s’era percepito da settimane, ma quanto accaduto quest’anno in occasione di San Matteo sarà davvero difficile da dimenticare, anche per chi non c’era. A onore del vero va detto che del muro contro muro tra l’Amministrazione comunale e la Curia si era avuto sentore già in altre occasioni. Per di più negli ultimi due anni l’atteggiamento del sindaco De Luca – fra battibecchi all’interno del Duomo per un posto a sedere e la conseguente assenza alle processione – aveva fatto emergere senza timore di smentita la fine dell’idillio tr aComune e Curia. Le nuove regole imposte dalla Cei per le processioni religiose hanno fatto il resto. Percorso ridotto e niente saluti alla caserma della Guardia di Finanza ed al Comune di Salerno. Queste le premesse di uno scontro tra palazzi che ha trasformato la processione in uno spettacolo indegno. La prima mossa, qualche settimana prima di San Matteo, l’ha fatta il sindaco convocando a Palazzo di Città Raffaele Amoroso, capo paranza di San Matteo. Ufficialmente dopo quest’incontro più nulla, anche se nelle stanze dei bottoni s’è detto e fatto di tutto per cercare una quadratura mai trovata. Lo scontro a viso aperto fra i paranzieri e il vescovo si consuma nell’atrio del Duomo, ufficialmente perché i portatori trovano le statue già fuori della cattedrale. La processione parte in ritardo e durante lo svolgimento i paranzieri contravvengono a tutte le regole del vescovo, che per di più viene insultato ed ingiuriato dalla folla. Nel mentre il sindaco non ha finanziato il tradizionale spettacolo pirotecnico, il Comune è però aperto ed illuminato a festa per accogliere la statua del patrono. Scatta così un’indagine della Procura che coinvolge circa 20 persone tra paranzieri e civili, accusati di turbativa di manifestazione religiosa ed offese a un ministro del culto. «Nulla sarà più come prima» dice l’arcivescovo Moretti all’indomani della processione pur invocando la riconciliazione con i paranzieri.

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