«Una calamità sociale La politica si avvicini ai bisogni della gente»

Bagnasco: «Servono investimenti e una burocrazia snella Non è possibile restituire ogni anno 4 miliardi di fondi Ue»

NAPOLI. Nel Mezzogiorno si fa drammatica l’emergenza occupazione, e la Cei sferza la politica. La giornata conclusiva del convegno “Chiesa e lavoro”, promosso a Napoli dalle conferenze episcopali meridionali, vede in campo il tandem Bagnasco-Galantino, rispettivamente presidente e segretario dei vescovi italiani. Le istituzioni «devono essere accanto alla gente come cerchiamo di fare noi, non con i sondaggi ma cercando di capire i bisogni reali» attacca Bagnasco. Il presidente della Cei mette nel mirino i governi («servono investimenti») ma anche la pubblica amministrazione, perché serve «una burocrazia più snella». «Non è possibile – tuona Bagnasco – restituire ogni anno 4 miliardi di fondi europei perché non sono utilizzati».

Ma il cardinale fa anche uno spot per la Cei: «Ai giovani dico non lasciate che qualcuno uccida la speranza nei vostri cuori. Non sarete da soli, con voi ci saranno i pastori della Chiesa». Non risparmia i toni apocalittici Galantino. «Siamo in presenza di una calamità sociale. Dopo ogni calamità naturale – afferma il segretario della Conferenza episcopale italiana – l’uomo si adopera, ancorché nella sofferenza e nel dolore, per ricostruire, ripartire, dare speranza facendo le opere». «Al governo nazionale e a quelli locali – aggiunge Galantino – dico che bisogna prendere atto che il Sud esiste, che il Sud non è soltanto bisogno ma anche risorse e quando le risorse non vengono utilizzate c’è una doppia colpa. Quando una realtà istituzionale, quando un’amministrazione non risponde alle domande reali, alla domanda di ragioni per vivere dei nostri giovani, sta tradendo».

La Chiesa chiede interventi concreti, e offre la sua ricetta. «Solo in uno stile sussidiario – spiega Galantino – è possibile porre al centro la persona e le sue capacità, senza far prevalere il dato solamente economico, è il dato umano, integralmente umano che deve prevalere quando parliamo di lavoro». La sussidiarietà si declina in «un nuovo concetto di negoziazione, che accresca la partecipazione e – dice il segretario Cei – la coesione sociale e rianimi la contrattazione territoriale, in modo che luogo per luogo e azienda per azienda si possano stabilire le più eque condizioni di esecuzione del lavoro».

Ma i vescovi non vogliono avvitarsi agli slogan. La conferenza episcopale della Campania lancia la costituzione di cooperative attive nel settore dei beni culturali, dei cantieri-scuola e dei fondi agricoli di proprietà degli enti ecclesiastici. Sul progetto c’è già un impegno della Regione. (g.r.)

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