Un tuffo nella città delle note e delle fughe d’amore dei vip

Antiche chiese, palazzi nobiliari e giardini incantati: tappa a Ravello dove l’Auditorium accoglie il meglio della musica d’autore contemporanea

"Lasciando la costa, avevamo raggiunto Ravello. Là, l'aria più pungente, la seduzione delle rocce piene di anfratti e sorprese, la profondità misteriosa dei precipizi, accrescendo le mie forze e la mia gioia, favorirono nuovi slanci”. Le parole di Andrè Gide racchiudono perfettamente la magia ed il mistero che Ravello ha saputo preservare, incantando, nei secoli, Boccaccio e Virginia Woolf, Ibsen e Valery, Greta Garbo a Strawinsky, passando per Truman Capote, Ingrid Bergman, Emilio Vedova, Mitterand e Bernstein. Un esercito che si è lasciato stregare dalla preziosità delle sue ville, dalle sue chiese in pietra e dai vicoletti signorili che s’inerpicano verso il cielo, aprendo lo sguardo ed il cuore alla vista da brivido sul mare color cobalto.

Nata a cavallo tra il declino dell’Impero romano d’Occidente e l’alba di quello d’Oriente, Ravello deve la sua fondazione alle famiglie dell’aristocrazia romana che, abbandonate le proprie abitazioni rese insicure dalle invasioni barbariche, trovarono ospitalità nel cuore dei monti Lattari. Una sosta è d’obbligo al Duomo dedicato a Santa Maria Assunta, una struttura che risale all’XI secolo. La basilica, di impronta benedettina-cassinese con tre navate scandite da un doppio colonnato, custodisce l’ampolla del sangue del Santo Patrono Pantaleone. Di pregio è la porta di bronzo donata dal nobile ravellese Sergio Muscettola, che fu realizzata da Barisano da Trani, così come viene riportato sull’incisione. Il suo pulpito è invece opera di Nicola di Bartolomeo da Foggia, autore del busto Sigilgaita Rufolo, custodito nel museo dell’Opera del Duomo. Sono due le sezioni da cui è composto: antica e medievale-moderna, nelle quali trovano posto urne cinerarie, sarcofagi, sculture, ornati lapidei e arredi liturgici in metalli nobili, a cui si aggiungono una quadreria del XVI-XIX secolo, costituita da dipinti provenienti dalle chiese del territorio, mentre la sezione archivistica accoglie pergamene e codici del fondo vescovile. Bellissima è la chiesa di San Giovanni del Toro, gemella di quella di Santa Maria a Gradillo, mentre nella chiesa gotica di San Francesco, rifatta secondo lo stile barocco, riposano i resti del beato Bonaventura da Potenza. Di notevole pregio sono i palazzi, come il Rogadeo di piazza Fontana, il più antico fondaco di Ravello, diventato in seguito monastero agostiniano ed oggi sede dell’albergo Bonadies. Celebre Palazzo Rufolo, che prende il nome dalla più importante famiglia di Ravello, che scelse come dimora un edificio presidiato da due torri. Un viale conduce al chiostro, impreziosito da marmo bianco che fa da contraltare all’esplosione rigogliosa di piante e fiori che hanno consacrato i suoi giardini come uno dei luoghi più seducenti del mondo.

Il merito è di Francis Nevile Reid, botanico ed appassionato d’arte che nel 1851 acquistò il palazzo, restaurando con finezza non solo le strutture architettoniche ma anche il giardino che era completamente abbandonato. Passeggiando in questo luogo incantato, nel 1880 Wagner ne rimase folgorato al punto da scrivere sul libro dei visitatori: “Abbiamo trovato il giardino di Klingsor”, ossia del mago protagonista della sua ultima opera, Parsifal. Altrettanto da brivido è Villa Cimbrone che nel 1904 fu acquistata da Ernest William Beckett Lord Grimthorpe: l’eden della natura divenne punto di riferimento del circolo londinese Bloomsbury, accogliendo tra le sue stanze ricche di mistero i duchi di Kent e Churchill, Lawrence e Piaget, ma anche la celebre fuga d’amore di Greta Garbo e Leopold Stokowsky. Si gode di una vista mozzafiato dall’auditorium Oscar Niemeyer, che prende il nome dall’architetto brasiliano che lo progettò: ospita molti eventi del Ravello festival, la kermesse che ha consacrato la meta più chic della Divina come la città della musica. Nato nel 1953 su iniziativa di Paolo Caruso, che volle creare un evento per gli estimatori di Wagner, è diventata una vetrina di prestigio internazionale che nel corso delle varie edizioni ha ospitato artisti del calibro della Royal Philharmonic Orchestra e della London Symphony Orchestra. Questa sera, nell’ambito del cartellone Ravello Dieci12, sul palco ci sarà il jazz di Paolo Fresu: il trombettista, classe 1961, presenterà il suo ultimo spettacolo dal titolo Brass Bang! ©RIPRODUZIONE RISERVATA