Un pasto ad un euro a chi è in difficoltà

A fine aprile a San Leonardo aprirà Elpis, il primo ristorante solidale nato per le vittime della crisi economica

Tra uffici e tran tran quotidiano, tra pizzerie e ristoranti che offrono menù fissi al costo di dieci euro, c’è anche Elpis, il primo ristorante solidale nato per le vittime della crisi economica. Verrà inaugurato a fine aprile nei locali della cooperativa “Pronto soccorso Solidale”, ubicati in via Fresa, nella zona di San Leonardo. Tavoli e sedie in legno e ferro, che nella loro semplicità risultano essere di design e molto moderni, frasi filosofiche scritte sui muri e ancora vasi di fiori posti sopra ogni postazione, e infine due consolle per chi si volesse fermare un minuto in più per fare una chiacchierata.

Non è l’ennesimo locale glamour e alla moda, ma un progetto fortemente voluto dal presidente Matteo Marzano, dell’associazione L’Abbraccio Onlus di Salerno che da anni opera nell’ambito del sociale. Ma Elpis, che deriva dal greco e vuol dire speranza, è molto più di un ristorante, è come se fosse un nuovo concetto di vita. Un concetto semplice: offrire un pasto a chi attraversa un momento di difficoltà. Cambia, invece, lo stile di relazione. «Questa non sarà una mensa per i poveri ma un vero e proprio ristorante» puntualizza Marzano. E aggiunge: «Qui le persone saranno servite a tavola con cura e attenzione proprio come si fa in un qualsiasi altro locale».

Un luogo pensato per coloro a cui la crisi economica ha stravolto la vita: padri separati, gente che ha perso il lavoro e non riesce a ritrovarlo e non può più vivere la vita dignitosa di un tempo. Uomini e donne che non hanno una storia di povertà alle spalle e per questo si vergognano a chiedere aiuto. Un ristorante aperto 365 giorni l’anno, sette giorni su sette, dalle 12.30 alle 15.30, «per ora – continua il presidente – abbiamo previsto solo il servizio nell’ora di pranzo. Appena avremo i mezzi apriremo anche la sera». Cento pasti completi al giorno dal primo al dolce, trenta da asporto per coloro che non hanno la possibilità di muoversi, al costo simbolico di un euro. Per i minori di sedici anni, invece, il servizio risulterà completamente gratuito. Ma c’è una precisazione da fare: «Il nostro intento è quello di accogliere i cosiddetti “nuovi poveri”» sottolinea il presidente. E aggiunge: «Ci rivolgiamo a chi a causa della crisi economica ha visto cambiare la propria vita, e che ha dovuto sperimentare momenti di malessere e di solitudine». Ma come ribadito dallo stesso Marzano il tutto avrà una durata temporanea: «Noi offriremo una prima accoglienza, vogliamo trasmettere l’idea che questa è una mano tesa, un aiuto per ricominciare, non un sussidio permanente».

Per questo motivo ogni cittadino potrà mangiare da noi solo per novanta volte, «chi viene qui vuole tornare ad essere come prima, non diventare un bisogno sociale cronico – spiega Ilde Rinaldi che si occupa dell’intera organizzazione dell’associazione – abbiamo curato tutto nei minimi dettagli per far capire che le difficoltà non devono stravolgere i propri gusti e abitudini».

Il ristorante, che sorge all’interno del già esistente Pronto soccorso solidale, nei locali dati in concessione dal Comune di Salerno, non è un luogo dove ricevere una risposta al bisogno concreto della mancanza di cibo, ma uno spazio di socializzazione, condivisione e scambio dove si respira un’aria familiare, sperimentando l’ascolto e il calore del contatto. La soddisfazione di un bisogno materiale diviene così il primo passo di un percorso di avvicinamento reciproco, dentro al quale non ci sono più volontari e utenti, ma solo persone. Per accedervi bisogna rivolgersi alle realtà che fanno rete con l’associazione. «Noi non chiediamo l’Isee – ironizza Marzano – quindi vogliamo che siano gli altri a condurre le persone da noi». Pertanto si sta valutando un sistema di schede da consegnare a quanti usufruiranno del servizio così da monitorare la situazione e riuscire a fare un bilancio mese per mese.

«Purtroppo i tempi delle grandi donazioni sono finite – precisa Enzo Francese - bisogna pensare a un nuovo welfare e a una diversa responsabilità collettiva. Non esiste solo la carità tradizionalmente intesa». Novità è che il ristorante potrà essere messo a disposizione di quanti non hanno la possibilità di festeggiare i propri eventi più importanti. Oltre duecento i metri quadri su cui sorge la struttura. Il ristorante è stato realizzato grazie al contributo dell’8xmille della Chiesa Valdese «che ha coperto le spese degli elettrodomestici – precisa Vincenzo Francese, ex consigliere comunale e uno dei componnemti del direttivo – e di alcune vettovaglie», altri ventiduemila euro, invece, sono stati ricavati un po’ dalla onlus stessa e un po’ grazie al contributo volontario di imprenditori che hanno sposato appieno il progetto. E la realizzazione della sala da pranzo si deve proprio a loro: qui tutto è stato curato nei minimi particolari, dai colori il grigio e l’arancione che riprendono un po’ quelli che sono i colori del logo, alle sedie e ai tavoli. Ma ciò che colpisce è una scritta posta sulla parete di sinistra appena si entra nella sala da pranzo: “Questo sono io, e queste sono tre persone, a cui darò il mio aiuto, ma deve essere qualcosa di importante, una cosa che non possono fare da sole, perciò io la faccio per loro e loro la fanno per altre 3 persone”. «La frase – spiega Maurizio Caporaso uno dei soci dell’associazione che si occupa della parte legale – è tratta da un film “Un sogno per domani” in cui un insegnante dà un compito ai propri alunni ,ossia quello di pensare a un modo per cambiare il mondo e metterlo in pratica. Ecco noi siamo partiti proprio da questo concetto filosofico».

Inoltre all’interno delle cucine saranno impiegati anche le classi quarte e quinte dell’istituto alberghiero “S. Caterina Da Siena – Amendola” di Salerno e dall’istituto “Enzo Ferrari” di Battipaglia, impegnati nell’alternanza scuola lavoro. «Si lavorerà su turnazione – racconta Fiorella Barbato responsabile del ristorante – e saranno affiancati anche dai ragazzi del servizio civile e dai volontari». Saranno circa una quindicina le persone preposte alla sala, all’accoglienza e che opereranno all’interno della cucina. «Il nostro intento – conclude Cristina Zotto, responsabile del Pronto soccorso solidale arrivata all’associazione attraverso un’opera di volontariato – è di creare condizioni di benessere svolgendo un’opera legata al singolo». ©RIPRODUZIONE RISERVATA