Un “modello Salerno” per i giovani migranti sbarcati al porto

Alcuni vanno “a bottega” per imparare un mestiere Caliulo: «Sono molto portati per i lavori artigianali»

Il quattordicesimo sbarco di migranti in città, avvenuto giovedì scorso al molo 3 gennaio del porto commerciale, ha riacceso la polemica – vecchia – sui disagi arrecati alle attività del porto che, secondo il presidente dell’Autorità portuale Andrea Annunziata non può più sobbarcarsi tutti gli arrivi delle navi civili e militari cariche di disperati «perché altrimenti gli armatori andrebbero via» e quella – altrettanto vecchia – sulla carenza di strutture di accoglienza non solo in città ma su tutto il territorio della provincia di Salerno, che ha costretto il prefetto di Salerno, Salvatore Malfi, a lanciare un accorato appello ai sindaci affinché collaborino per ricercare delle soluzioni.

Riflettori spenti, o quasi, invece su quello che in sordina si sta imponendo come un “modello Salerno”. Stiamo parlando dell’inserimento in società e nel mondo del lavoro dei tantissimi minori non accompagnati che, dal 2014 a oggi, hanno trovato ospitalità ed un futuro qui da noi, grazie alla solidarietà e all’impegno di associazioni di volontariato e del settore Politiche sociali del Comune di Salerno che, in quanto città di sbarco dei migranti, si deve far carico di questi ragazzi fino al compimento del diciottesimo anno di età o, comunque, fino a quando non viene concesso loro il permesso di soggiorno e lo status di rifugiato politico.

A oggi sono oltre 200 i ragazzi e le ragazze, tutti in un’età scolare compresa tra i 14 e i 17 anni, che grazie al sostegno dell’amministrazione comunale hanno intrapreso un percorso di studi e, una volta ultimato, si sono affacciati al mondo del lavoro. «Il primo passo – spiega Rosario Caliulo, responsabile del settore Servizi sociali del Comune – è quello di far conseguire a questi giovani il livello A1 e A2 di lingua italiana, necessario non solo per l’avviamento scolastico ma anche per l’ottenimento del permesso di soggiorno. Acquisiti i primi fondamentali della nostra lingua, il passo successivo è quello di capire quali sono le loro attitudini e le loro aspirazioni per il futuro. Molti – racconta Caliulo – hanno dimostrato di avere molta confidenza con i mestieri artigianali».

La storia di riscatto più famosa è sicuramente quella del giovane Alì, il rapper senegalese che grazie alla musica è riuscito a trovare la sua strada. «Ma – continua Caliulo – ci sono tanti altri ragazzi che, pur non avendo avuto la sua stessa notorietà, si stanno facendo spazio nella nostra società, anche grazie al buon cuore dei salernitani». In questi mesi, infatti, si è creata una rete tra le associazioni di volontariato ed alcuni professionisti salernitani che hanno aperto le porte di studi tecnici e botteghe a questi giovanissimi per insegnare i segreti del loro mestiere. Così che sta venendo su una nuova generazione di artigiani: orafi, odontotecnici e sarti. Mestieri a rischio che, adesso, grazie a questi “nuovi italiani” potrebbero rinascere a vita nuova. Un percorso che adesso potrebbe essere intrapreso anche dai 46 minori che erano a bordo della nave spagnola Reina Sofia e che sono stati accolti in strutture protette qui in città ma anche in provincia. E chissà che, tra qualche tempo, entrando in una bottega non ci ritroveremo davanti uno di questi ragazzi per farci cucire un vestito da cerimonia oppure per sistemare un orologio che non va più.

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